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Sacconi: “Entro gennaio piano nazionale per l’integrazione nella sicurezza”

"Considero pericolosa la tesi di un multiculturalismo indifferente" Roma, 18 dicembre 2009 – "I fenomeni accadono senza chiedere il permesso. Se dunque è impossibile fermare l’immigrazione, è indispensabile governarla. Entro gennaio proporrò un ‘piano nazionale per l’integrazione nella sicurezza’ dal titolo ‘identita’ e incontro’. Rappresenta il secondo essenziale pilastro di una politica che sappia tenere insieme legalita’ e inclusione, completamento cosi’ il percorso iniziato con il decreto sicurezza".

Lo ha annunciato ieri il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi intervenendo al convegno Ilo ‘Giornata internazionale del migrante 2009’.

"Il necessario incontro – ha precisato – presuppone la ferma riaffermazione di una nostra identità perche’ dobbiamo partire da noi e non da un luogo neutro. Considero percio’ pericolosa la tesi di un multiculturalismo indifferente, secondo il quale non esiste un certo punto di riferimento del cammino umano, per il quale e’ inopportuno parlare di verita’ e per definizione tutto e’ uguale". "Considero altrettanto pericoloso – ha sottolineato – il modello francese che potremmo definire dell”assimilazionismo’ arrogante in cui uno Stato militante laicista impone allo straniero tutto il proprio orizzonte culturale obbligandolo a dimenticare se stesso e a vivere la propria tradizione unicamente fuori dal contesto pubblico".

"Il recente decreto sicurezza – ha ricordato – ha introdotto il cosiddetto ‘accordo di integrazione’ articolato per crediti, condizione necessaria per ottenere il permesso di soggiorno. La sottoscrizione di questo accordo non potra’ essere riducibile a un gesto simbolico ma sara’ vincolante per le parti.Le istituzioni dovranno offrire un’effettiva opportunita’ all’integrazione, garantendo la parita’ di accesso al lavoro, alla conoscenza e alle prestazioni sociali, nel presupposto di una stabile residenza e del rispetto delle leggi".

"Gli immigrati – ha continuato il ministro Sacconi riferendosi all’accordo di integrazione – sono chiamati a tre impegni: l’osservanza delle regole il rispetto dell’identita’ nazionale e la conoscenza della lingua. A meta’ strada tra diritto e dovere si pone il nodo della casa come elemento imprescindibile della convivenza sociale e di una vita dignitosa. Se nell’accordo di integrazione sono definiti i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno deve essere stabilito in modo altrettanto chiaro il percorso alla cittadinanza.

Si tratta infatti di due livelli complementari ma distinti. Il primo attiene alle condizioni per una convivenza pacifica e tocca i diritti fondamentali della persona, mentre il livello della cittadinanza implica una volonta’ manifesta dell’immigrato di entrare a far parte della comunita’ nazionale".
"Il tema della cittadinanza -ha sottolineato- non e’ pertanto un requisito ma una conquista. Chi parla di diritti politici sembra dimenticare come essi spettino a chi si sente parte di una comunita’, e tale appartenenza va maturata e deve essere adeguatamente testata. Per questo – ha rimarcato il titolare del dicastero di via Veneto – la soluzione di una sorta di ‘cittadinanza a punti’ puo’ definire e monitorare il percorso di integrazione di chi vuole diventare italiano, passando da criteri meramente cronologico-quantitativi, a requisiti anche di tipo valutativo-qualitativi".

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