I dati di uno studio condotto su 16.821 bambini nati negli ultimi 10 anni al Policlinico Umberto I di Roma Roma, 19 maggio 2010 – Piu’ rischi per la salute per i bambini che nascono da genitori immigrati, che hanno tassi piu’ elevati di malattia e mortalita’ rispetto ai neonati italiani.
Sono i risultati di uno studio, pubblicato sul British Medical Journal, condotto dal gruppo di ricerca coordinato da Mario De Curtis, docente dell’universita’ Sapienza di Roma, su 16.821 bambini venuti alla luce negli ultimi 10 anni (dal 2000 al 2009) nel Policlinico Umberto I, di cui il 22,5% figli di donne straniere.
Dai dati emerge che il campione di bambini immigrati, a parita’ di assistenza, ha avuto maggiori complicanze dopo la nascita. In particolare si e’ registrata una maggiore percentuale di prematuri, cioe’ di partoriti prima della 37esima settimana di gestazione (15,9% contro 14%) o addirittura prima della 28esima (1,7% contro 1,0%). Di conseguenza piu’ neonati con un peso alla nascita inferiore al chilo (1,6% contro il 1,2% ).
Traumi, disturbi metabolici, alloimmunizzazione Rh (lo sviluppo di una risposta immunitaria da parte della madre al Rh opposto ereditato dal padre) e malformazioni hanno determinato un piu’ frequente ricovero, nel reparto di Terapia intensiva neonatale del Policlinico capitolino, dei nati da immigrate (7,1% contro il 5,8%) e anche una maggiore mortalita’ ospedaliera (0,7% contro lo 0,4%).
In sintesi i nati da donne straniere vengono assistiti come quelli nati da donne italiane, ma presentano piu’ spesso un peso piu’ basso alla nascita ed essendo piu’ prematuri vanno incontro piu’ frequentemente a complicanze. Nel campione di riferimento, dunque, le donne straniere pur essendo mediamente piu’ giovani delle italiane (28,9 contro 32,4 anni) hanno partorito neonati a maggiore rischio. Colpa, soprattutto, dello svantaggio sociale, economico e culturale. Si registra, infatti, tra le straniere un maggior numero di gestanti minorenni e ragazze-madri, basso reddito familiare, attivita’ lavorativa meno garantita e piu’ pesante, alimentazione insufficiente, carenti condizioni igieniche e abitative, cure ostetriche e prenatali tardive o inadeguate.
"Un miglioramento della salute materno-infantile della popolazione immigrata – sottolinea De Curtis – si puo’ ottenere in Italia facilitando l’accesso ai servizi sanitari e alle cure prenatali delle donne straniere in gravidanza e con una politica che non allontani gli immigrati irregolari dagli ospedali".