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Sanatoria – regolarizzazione

Solo dando subito un permesso a chi già lavora in Italia si potrà uscire dalla paralisi. Ripartiamo da zero per costruire davvero qualcosa di nuovo Sanatoria! Ancora una, magari l’ultima, benedetta sanatoria – regolarizzazione. Ripetersi non è mai bello, ma, dopo averci pensato e ripensato, non mi sembra che ci sia un’altra soluzione.

Del resto anche le migliori e più severe intenzioni devono fare i conti con i fatti.

Dopo un anno il rilascio dei nulla osta al lavoro è solo a metà strada, anche la recente accelerazione degli Sportelli Unici per l’Immigrazione non può illuderci: nella migliore delle ipotesi, avallata dal Viminale, l’ultimo nulla osta non verrà rilasciato prima dell’inizio dell’estate. E sarà solo una tappa. Nelle successive c’è la richiesta del visto ai nostri consolati (con tanto di rocambolesco viaggio della speranza all’incontrario) e quindi la firma del contratto di soggiorno presso gli Sportelli unici per l’immigrazione, che si troveranno così impegnati a gestire centinaia di migliaia di appuntamenti.

Alla fine i lavoratori potranno finalmente chiedere il permesso di soggiorno presso gli uffici postali, ma a questo punto il loro percorso incrocerà l’altro grande ingorgo che sta paralizzando la burocrazia dell’immigrazione. Su 400mila richieste di permesso (tra primi rilasci e rinnovi) accettate dalle Poste a partire da dicembre, oggi sono appena 5mila quelle che si sono già trasformate in un documento. Si sta lavorando per uscire dallo stallo? Anche in questo caso ci vorranno mesi prima di vedere i risultati.

Intanto, chi ha scoperto di avere bisogno di un lavoratore straniero solo dopo il 21 luglio scorso (deadline per le domande del decreto flussi 2006) è parcheggiato a tempo indeterminato in attesa di un nuovo decreto. Naturalmente il governo potrebbe autorizzare centinaia di migliaia di ingressi anche domani, ma tutte le nuove domande di assunzione finirebbero inevitabilmente in coda all’arretrato che gli Sportelli Unici si affannano a smaltire.

È la prima volta che si autorizzano tanti ingressi per lavoro rispondendo alle richieste di famiglie e imprese, è anche la prima volta che si cancella la vergogna delle file ai commissariati immaginando un sistema che faciliti almeno la raccolta delle domande. Scelte positive, che dietro i problemi di questa prima fase lasciano intuire una prospettiva migliore. Questa speranza non può però essere pagata così cara dai cittadini stranieri e da chi ha bisogno del loro lavoro.

La scelta più equa e conveniente è ripartire da zero, creare le condizioni per costruire davvero qualcosa di nuovo in vista della riforma della legge sull’immigrazione.

Serve una sanatoria che metta in regola chi vive e lavora in Italia, abbia presentato o no la domanda per i flussi: si potranno così archiviare le pratiche che hanno ingolfato la pubblica amministrazione e si prosciugherà la sacca di clandestinità che dall’ultima sanatoria a oggi non ha mai smesso di ingrossarsi. Sarebbe una scelta coraggiosa. Se il coraggio manca, che almeno si limitino i danni, cancellando l’ assurdo viaggio verso casa di chi, già autorizzato a lavorare, deve tornare a prendere un visto per salvare ipocrite apparenze.

Fermo restando che si può lasciare tutto così com’è, far passare l’idea che l’unica cosa da fare è avere pazienza e sperare che chi quella pazienza l’ha persa da tempo non faccia troppo rumore.

(30 marzo 2007)

 

Gianluca Luciano

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