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Save the Children: “No a chiusura stato d’emergenza Nord Africa”

"Minori non hanno garanzie di protezione e necessaria accoglienza"

Roma, 11 gennaio 2013 – Save the Children esprime "disappunto e forte preoccupazione" per l'ordinanza della Protezione civile del 28 dicembre scorso, con cui il "Governo ha chiuso lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa".

Il provvedimento infatti, secondo l'organizzazione, "ignora il costante arrivo di minori migranti dalla Libia e paesi vicini, non dando loro garanzie di adeguata protezione e non assicurando la necessaria copertura economica per la loro accoglienza". "Negli ultimi cento giorni sono oltre 300 i minori migranti arrivati a Lampedusa – ricorda Save the Children in una nota – Attualmente sono 36 i minori non accompagnati (26 eritrei, 1 somalo, 2 del Gambia, 2 della Guinea e 5 del Mali) con un'eta' compresa tra i 15 ed i 17 anni presso il Cspa. Anche se le condizioni di accoglienza sono migliorate (sono arrivati ieri nuovi materassi e sono stati riparati i servizi), la maggior parte dei minori non accompagnati non ha ancora un posto letto". In coincidenza con la presenza a Roma del presidente del Congresso Nazionale Generale della Libia Mohammed al-Mgarief, l'organizzazione esprime quindi preoccupazione, "a fronte anche dei drammatici racconti che i minori migranti, supportati da Save the Children all'arrivo sull'isola di Lampedusa, continuano a riferire agli operatori dell'organizzazione.

In Libia – si legge nella nota – F., sedicenne di origine eritrea e arrivato a Lampedusa il 15 dicembre scorso, ha vissuto uno dei peggiori periodi della sua vita". Ora dorme nel Centro di Pronta Accoglienza, racconta l'organizzazione, "in uno stanzone su un materasso posto a terra insieme ad altri 22 minori. Ha passato la notte di Natale dormendo all'aperto perche' il suo posto e' stato preso da altri".

Un gruppo di minori eritrei approdati a Lampedusa il 15 dicembre ha scritto una lettera allo Stato italiano e all'Unhcr in cui, riporta Save the Children, vengono raccontate le persecuzioni subite e la necessita' di scappare dal proprio paese e successivamente anche dalla Libia. "Tutti quelli che sono qui sono stati in carcere in Libia (per la maggior parte a Ghanfouda) – scrive uno dei piccoli eritrei – Siamo stati li' per un tempo che va da uno a 6 mesi. Quando e' li', nessuno sa quanto ci resta. L'unica salvezza e' scappare. Tutto questo lo abbiamo visto poco tempo fa. Ci sono tantissimi rimasti in prigione che sono ancora la'.In Libia un migrante non puo' girare per il paese liberamente, specialmente se di colore". "Poi ti obbligano a cambiare religione – continua la lettera – se hai croci o cose simili te li strappano. Ti obbligano con la forza in prigione o anche per strada, in modo violento, provano a convincerti a diventare musulmano. Per questi motivi abbiamo dovuto lasciare la Libia. Chi scappa si riunisce con i connazionali e si mette d'accordo con i libici per partire".

 "I minori migranti che arrivano a Lampedusa dalla Libia o dal Nord Africa – dichiara Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – si lasciano alle spalle esperienze drammatiche e hanno assoluto bisogno di assistenza e protezione. Per tutta risposta li facciamo stare giorni e giorni in un centro di prima accoglienza dove la capienza massima e' 250 persone ma ne sono state ospitate, anche di recente, fino a mille, in condizioni igieniche molto precarie e a stretto contatto con adulti, in situazione di pericolosa promiscuita'. In piu', dal primo gennaio – da quando cioe' e' entrata in vigore l'ordinanza che sancisce la chiusura dell'emergenza umanitaria – non siamo piu' neanche in grado di garantire a questi ragazzi l'adeguata accoglienza nelle strutture che, per legge, dovrebbero ospitarli e proteggerli sulla terraferma", denuncia Milano.

Per quanto riguarda i minori non accompagnati l'ordinanza, ricorda Save the Children, a partire dal 1° gennaio 2013 non annovera tra i compiti ordinari trasferiti al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il collocamento dei minori, ne' la copertura degli oneri dell'accoglienza con conseguente necessita' che siano le Autorita' di rintraccio dei minori non accompagnati a dover provvedere quanto prima al collocamento dei minori non accompagnati in un luogo sicuro.

 "E' evidente – prosegue quindi Milano – che siamo molto lontani da quanto, come Save the Children, chiediamo con insistenza ormai da tempo e cioe' la predisposizione di un sistema nazionale che assicuri un'accoglienza adeguata, diffusa sul territorio nazionale, con risorse certe dedicate ed una chiara definizione dei livelli di responsabilita' tra Stato centrale, Regioni e Comuni". "Occorre poi mettere a punto procedure chiare che garantiscano protezione a tutti i minori dal loro arrivo, un rapido e sicuro trasferimento sul territorio nazionale e collocamento in luogo sicuro. E' inoltre fondamentale garantire che, attraverso procedure adeguate, per ogni minore venga identificata la migliore soluzione di protezione e accoglienza per il lungo periodo, nel suo superiore interesse", conclude Milano.

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