Roma, 24 giugno 2011 – Un flusso migratorio di circa 40mila arrivi quest’anno solo a Lampedusa, Linosa e Lampione. Da gennaio, sempre sull’isola siciliana, sono sbarcati 1.670 minori, il 30% solo a maggio. Il 10% circa sono bambini piccoli arrivati con uno o entrambi i genitori, gli altri sono minori non accompagnati, originari della Tunisia e dei Paesi sub-sahariani, tra i 12 e i 17 anni.
Sono i numeri dell’emergenza immigrazione al centro della tavola rotonda ‘Lampedusa, Tripoli, Shousha: i minori e la crisi del Nord Africa. Quale protezione?’, che si e’ tenuta a Roma, promossa da Save the Children, in occasione della riunione del Consiglio Europeo del 23 e 24 giugno.
“L’emergenza del Nord Africa ha il volto di molti bambini: le piccole vittime del conflitto in Libia, i bambini che da mesi nei campi profughi in Tunisia vivono in una sorta di ‘limbo’ senza conoscere il loro futuro, quelli che tentano l’attraversamento del Mediterraneo, spesso con esiti tragici, i piu’ ‘fortunati’ che approdano a Lampedusa, ma che tuttavia rischiano di non trovare nemmeno in questo caso una accoglienza adeguata”, dice Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia Europa di Save the Children. “E’ indispensabile rafforzare l’impegno per la protezione dei bambini nelle aree di crisi – conclude Milano – sconfiggere il rischio dell’assuefazione e dell’indifferenza cui ha fatto riferimento di recente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rafforzare il coordinamento tra tutti i soggetti, istituzionali e non, che hanno responsabilita’ in materia”.
Save the Children auspica l’intervento dei Paesi europei per far fronte all’emergenza, offrendo adeguate opportunita’ di ricollocazione per un numero consistente di rifugiati in fuga dalla Libia ben oltre i 700 posti promessi sinora da alcuni Stati. In Europa – prosegue l’onlus – l’accesso alla protezione continua a essere molto problematico per chi e’ in fuga. Gli Stati membri dell’Unione, e in particolare l’Italia e gli altri Paesi meridionali direttamente coinvolti negli arrivi, devono continuare ad assicurare l’accesso ai loro territori e a tutte le forme di protezione disponibili. Le possibili opzioni includono il ricollocamento interno all’Europa di chi ha ricevuto protezione nei Paesi di arrivo e il supporto tecnico per quanto riguarda le condizioni di accoglienza e la gestione delle domande di asilo, sia a livello bilaterale tra i Paesi che attraverso l’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo.
Inoltre – sottolinea ancora Save The Children – deve essere garantito ad agenzie specializzate la possibilita’ di garantire protezione e assistenza ai migranti e, in particolare, tra loro i minori, occupandosi dell’individuazione dei gruppi vulnerabili, dell’identificazione e informazione ai minori sulla loro situazione, le procedure in essere e le forme di assistenza e protezione previste, del rintraccio dei familiari per assicurare il mantenimento dei contatti con i genitori o per consentire la riunificazione se questo e’ nel superiore interesse degli stessi minori.
Nell’immediato, ”occorre dare subito accoglienza a circa 450 minori che dopo settimane sono ancora a Lampedusa e nei centri temporanei di transito non idonei a garantire sicurezza e protezione, e dare piena attuazione alle procedure per l’accoglienza dei minori non accompagnati approvata dal Comitato di Coordinamento per l’emergenza umanitaria. Va inoltre rafforzata la vigilanza, da parte di tutti gli organi competenti, sul reclutamento dei minori arrivati via mare da parte di organizzazioni illegali”.
Infine, per quanto riguarda nello specifico l’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia, Save the Children ritiene sia necessario ”definire una volta per tutte – tramite una apposita previsione di legge – l’istituzione di un sistema nazionale per la loro protezione che assicuri un’accoglienza adeguata, diffusa sul territorio, con risorse certe dedicate e una chiara definizione dei livelli di responsabilita’ tra Stato centrale, regioni e comuni. Il dovere di accoglienza per i minori soli – che sono in quanto tali inespellibili – deve uscire da una logica tutta emergenziale”.