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Saviano: “In Svizzera ha vinto la paura, come in Italia con Lega e Bossi-Fini”

Lo scrittore sul referendum anti-immigrati: “Se non c’è lavoro, non ha alcun senso pensare che la soluzione possa essere chiudere le frontiere o cacciare gli stranieri. Così la Svizzera rinnega la sua storia di accoglienza”

Roma – 25 febbraio 2014 – In Svizzera, col referendum contro l’immigrazione, ha vinto la paura. Così come è successo in Italia con Lega Nord e legge Bossi-Fini. È l’analisi dello scrittore Roberto Saviano, secondo il quale “questo referendum, come ogni manovra politica che tenda alla chiusura di un’entità politica ed economica, rischia di fare più danni dei problemi che potenzialmente si voleva risolvere a livello occupazionale”.

 “Senza averne la necessaria consapevolezza, i cittadini svizzeri che hanno votato sì, rischiano di fare un danno incredibile al loro stesso paese che, nonostante la crisi profonda degli Stati confinanti, ha comunque mantenuto la disoccupazione sotto una soglia accettabile e ha continuato ad avere un’economia in crescita, seppur minima, ma in crescita. E tutto questo è stato possibile grazie alla capacità che la Svizzera ha continuato ad avere negli anni di attrarre investitori, di attrarre lavoratori specializzati da ogni parte del mondo”.

“Ma se è vero che in Svizzera vivono e lavorano almeno un milione di cittadini europei, sono quasi cinquecentomila gli svizzeri che hanno lasciato il proprio paese per andare a vivere e lavorare altrove. Cosa accadrebbe a queste persone se la chiusura fosse a doppio senso?” chiede Saviano su L’Espresso.

“Se non c’è lavoro – sottolinea l’autore di Gomorra  e Zero Zero Zero –  non ha alcun senso pensare che la soluzione possa essere chiudere le frontiere o cacciare gli stranieri. In Italia l’esperienza fallimentare della Lega Nord e i danni che ha prodotto la Bossi-Fini sono un esempio clamoroso di come prendere decisioni sulla scorta di paure contingenti e dimenticando la propria storia di immigrati, nel caso degli italiani, e di accoglienza, nel caso della Svizzera, equivalga a far violenza a se stessi. Una violenza che nel tempo si paga”.

“La Svizzera – conclude Saviano – risponde alla crisi sacrificando una parte fondamentale dei propri diritti, illudendosi di difendere in questo modo i privilegi. Eppure così ha solo rinnegato la sua storia, una storia di accoglienza durata secoli”.

 

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