"A Rosarno e Castelvolturno si sono ribellati alle mafie. Trattandoli da criminali, li consegneremo alla criminalità"
Roma -25 gennaio 2010 – “Immigrati, non lasciateci da soli con la mafia”. È l’appello lanciato da Roberto Saviano in un editoriale pubblicato oggi dal New York Times intitolato “Italy’s African Heroes”.
Nei fatti di Rosarno, l’autore di Gomorra vede una rivolta degli immigrati contro la ‘Ndrangheta, e li ricollega a quanto successe nel settembre 2008 a Castel Volturno, quando un commando camorrista uccise sei africani. “A Castel Volturno, – scrive – gli immigrati lavorano nelle costruzioni. A Rosarno, raccolgono arance. Ma in entrambi i posti le mafie controllano tutta l’attività economica. E gli unici che hanno avuto il coraggio di ribellarsi sono gli Africani”.
“Le mafie – spiega lo scrittore – sfruttano gli Africani, ma permettono loro di vivere in aree dismesse fuori la città, e tengono lontana la polizia”. Gli immigrati “temporaneamente accettano salari da fame, orari da schiavi e condizioni di vita misere. Hanno già ceduto tutto e rischiato tutto per arrivare in Italia. Ma sono venuti a costruirsi una vita migliore, e non permetteranno a nessuno di portar loro via questa possibilità”.
Gli italiani che non vogliono sottostare alle regole mafiose – sottolinea Saviano – hanno i mezzi e la libertà di abbandonare posti come Rosarno. “Gli Africani no, devono ribellarsi ai clan. Sanno che devono agire collettivamente, perché è l’unico modo che hanno di proteggersi. Diversamente finirebbero uccisi, che è quello che capita a volte ai lavoratori immigrati europei”.
“Lo Stato italiano dovrebbe condannare la violenza delle rivolte, ma se tratta i rivoltosi come criminali, li porterà alle mafie” ammonisce Saviano, ricordando che esistono anche organizzazioni criminali africane che fanno affari con le mafie italiane.
Deportare centinaia di immigrati, distruggere i loro accampamenti, è secondo lo scrittore il “genere di reazione che li incoraggerà a vedere le organizzazioni criminali africane come una protezione necessaria”. Come successe negli Stati Uniti, dove spesso furono proprio le discriminazioni e la mancanza di protezione a spingere gli emigranti italiani tra le braccia della Mafia.
“Gli immigrati vengono in Italia a fare lavori che gli italiani non vogliono fare, ma hanno anche iniziato a difendere diritti che gli italiani sono troppo impauriti, indifferenti o stanchi di difendere. A questi immigrati –conclude Saviano –io dico: non andatevene, non lasciateci da soli con le mafie”.
See also
Italy’s African Heroes (The New York Times)