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Sbarchi. Maroni recidivo: “Servono i respingimenti”

Per fermare gli arrivi, il leader della Lega ripropone il meccanismo bocciato dalla Corte europea per i diritti dell’Uomo. Il sindaco di Lampedusa: “Il meccanismo dei trasferimenti funziona”

21 agosto 2012 – Non è più ministro dell’interno, ma contro gli sbarchi Roberto Maroni propone la sua solita ricetta.”Tornano i barconi a Lampedusa. Respingimenti, come facevo io, questo serve per fermare l’invasione” ha scritto ieri il segretario della Lega Nord sulla sua pagina Facebook.

 

I leader leghista pare dimenticare che, proprio per i respingimenti messi in atto quando sedeva al Viminale, lo scorso febbraio l’Italia ha rimediato una condanna dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Tra i disperati rimandati in Libia prima che potessero attraccare sulle coste italiane c’erano infatti anche persone che andavano protette, e che invece nel paese nordafricano sono state imprigionate, maltrattate ed esposte al rischio di un rimpatrio in Paesi dove si pratica la tortura.

“Maroni non la smette col suo populismo e si rifiuta di vedere come il meccanismo dei trasferimenti, anche grazie al sindaco Giusi Nicolini, sta funzionando. Esattamente l’opposto di quanto avveniva quando Maroni era al Viminale” commenta il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della commissione Affari Europei. ”L’allarmismo creato dal governo Berlusconi alla fine e’ stato un boomerang per le destre, Lampedusa sta dando un esempio di accoglienza ed efficienza”.

Intantocontinuano i trasferimenti verso Porto Empedocle delle centinaia di persone arrivate sui barconi a Lampedusa nei giorni scorsi. Anche ieri a largo dell’isola ne sono state soccorse un’ottantina su un gommone con il motore in avaria.

“Il meccanismo dei trasferimenti – ha detto il sindaco Giusi Nicolini – sta funzionando. L’isola non ha paura degli sbarchi, quello che in passato ci ha preoccupato e’ stato il modo in cui i migranti venivano trattenuti, in un’isola militarizzata e diventata non terra di accoglienza, ma centro di detenzione. I rimpatri non possono essere fatti direttamente da qui, perchè non sono una pratica collettiva e perche’ devono essere rispettati i diritti civili”.

EP

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