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Scuola: il 10,3% degli studenti non possiede la cittadinanza italiana

Roma, 30 settembre 2021 – Il 10,3% degli studenti nel nostro Paese non possiede la cittadinanza italiana. Analizzando i numeri forniti dal ministero dell’Istruzione, si parla di 876mila giovani su 8.484.000 ragazzi iscritti a scuola. Nelle scuole primarie, poi, la percentuale aumenta raggiugnendo anche il 12%. Il report, inoltre, mette in evidenza la “brusca interruzione della frequenza scolastica che avviene a 17 e 18 anni e che di conseguenza impedisce a un terzo degli studenti con cittadinanza non italiana di realizzare una formazione più completa per l’inserimento nel mondo del lavoro. Le differenze di genere evidenziano che l’interruzione scolastica investe in misura più preoccupante i ragazzi rispetto alle ragazze”.

La scuola e gli studenti senza cittadinanza italiana

Non solo. Stando alla ricerca è la scuola primaria a essere il settore che integra il maggior numero di studenti privi di cittadinanza italiana. Nell’anno scolastico 2019/2020, per esempio, si è registrato un aumento di 4.530 giovani, ovvero l’1,4%. Geograficamente parlando, poi, la regione che ne segnala di più è la Lombardia (224.089). Anche in Emilia Romagna i numeri sono alti: gli studenti senza cittadinanza, infatti, sono il 17,1% degli iscritti totali. Il 65,3%, poi, si concentra nelle Regioni del Nord, mentre il 22,2% è nel Centro e il 12,5% nel Sed d’Italia.

Tra l’altro, tra il 2019 e il 2020 la scuola ha registrato la perdita di circa 115mila studenti, ma contemporaneamente si è verificato un incremento di 19mila unità con cittadinanza non italiana (2,2%). Proprio grazie a questo aumento l’incidenza è passata dall’essere pari a 10% fino a 10,3%. Più in generale, tra il 2010/2011 e il 2019/2020 gli studenti privi di cittadinanza italiana sono aumentati del 23,4% (+166mila). Il dato, chiaramente, subisce la presenza di sempre più giovani di seconde generazioni: il 65,4% non è di origine italiana, ma è nato nel nostro Paese. Il 45,4% proviene da un Paese europeo, mentre il 26,1% proviene o è di origine africana e il 20,5% asiatica.

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