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Scuola. Il concorso che esclude maestri e prof stranieri finisce in tribunale

“Irragionevole differenza di trattamento”. Asgi e Rete G2 presentano un ricorso anti-discriminazione insieme a una ragazza di origini croate

Roma – 31 ottobre 2012 – Con un mega concorso  indetto alla fine di settembre, il ministero dell’Istruzione è pronto a reclutare circa undicimila maestri e professori da inserire nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie.

 

Tra una settimana scadranno i  termini per presentare le domande di partecipazione, ma gli aspiranti docenti extracomunitari, anche se si sono laureati e abilitati in Italia, sono già tagliati fuori. Il bando infatti, richiamandosi ai ” requisiti generali di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni” dice che potranno partecipare solo gli italiani e i cittadini di Paesi dell’Unione Europea.

L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e la Rete G2, che riunisce i figli degli immigrati, hanno chiesto da settimane al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo di eliminare il requisito della cittadinanza. Violerebbe infatti le norme contro le discriminazioni previste dalla Convenzione sui lavoratori migranti dell’OIL, dal Testo Unico sull’Immigrazione e dal Decreto Legislativo 215 del 2003 sulla parità di trattamento.

Profumo, però, ha fatto orecchie da mercante, così Asgi e G2 hanno deciso di promuovere un’azione civile antidiscriminazione presso il Tribunale di Roma. Lo faranno insieme a N.B., una giovane “seconda generazione”: è da vent’ anni in Italia, dove ha studiato fino a laurearsi in chimica con il massimo dei voti all’Università “la Sapienza” di Roma, ma il suo passaporto dice che è croata, quindi  per ora è esclusa.

“Abbiamo deciso di sostenere questo ricorso perché questa esclusione – spiega Mohamed Tailmoun, Portavoce della Rete G2 – pone in essere un’irragionevole differenza di trattamento tra lavoratori comunitari e non comunitari. Nel caso specifico poi, si tratta di una giovane cresciuta e scolarizzata in Italia”.

L’Asgi denuncia inoltre la “miopia” del concorso, che “non si è discostato da una illegittima prassi amministrativa”. Questa, “escludendo parte della popolazione italiana dall’accesso al pubblico impiego, di fatto, le impedisce di adempiere al dovere/diritto di piena partecipazione alla vita economico sociale del Paese”.

Elvio Pasca

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