Roma, 23 mar. (Adnkronos) – "La ministra Gelmini non se ne fa
proprio una ragione! Che i figli degli stranieri possano frequentare,
come hanno fatto finora, le scuole patrie non le va giu’. Dopo le
classi differenziate, per fortuna giudicate troppo discriminatorie
anche dalla sua maggioranza, ecco la proposta del 30%: in ogni classe
gli stranieri non possono superare questa percentuale sul totale degli
alunni", lo afferma Filippo Miraglia, responsabile immigrazione
dell’Arci, aggiungendo che "ovviamente la proposta non solo e’
irricevibile dal punto di vista del diritto universale all’istruzione
sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, ma e’
pure assolutamente impraticabile come tutti gli operatori della scuola
hanno denunciato".
"Chi decide come e dove ‘deportare’ gli ‘eccedenti’, tenendo
conto -sottolinea Miraglia- che la redistribuzione comporterebbe il
quasi svuotamento di scuole a forte presenza di stranieri, il cui
allontanamento sarebbe compensato dallo spostamento di alunni italiani
presi da altri istituti, garantendone il trasporto da un istituto
all’altro, da un quartiere all’altro".
"Una follia, che costerebbe un mucchio di soldi ai comuni che
dovrebbero garantire i trasporti e lo sradicamento dal proprio
ambiente per bambini italiani e stranieri. Assolutamente antieconomico
e antipedagogico, ma si sa che la qualita’ della formazione dei
ragazzi e’ l’ultimo dei pensieri della ministra dell’istruzione. Quel
che conta -accusa Miraglia- e’ fare un po’ di demagogia e far passare
la convinzione che gli stranieri sono un problema ovunque e comunque,
anche a scuola".
"Altra questione che ha fatto infuriare gli
insegnanti -ricorda Miraglia- e’ che il ddl sicurezza prevede che i
medici, in quanto pubblici ufficiali, nell’esercizio delle loro
funzioni hanno la ‘possibilita” di denunciare i pazienti irregolari,
venendo a conoscenza di una notizia di reato quale quello di
immigrazione clandestina che il ddl introduce. Ma anche gli insegnanti
sono pubblici ufficiali, e quindi, per estensione, per lo stesso
motivo potrebbero-dovrebbero denunciare alle autorita’ gli alunni o i
genitori irregolari".
"Gli insegnanti hanno prontamente fatto sapere che questa
‘possibilita’-dovere’ si scontra con il diritto all’istruzione e al
benessere psicofisico del minore che va sempre anteposto a qualsiasi
considerazione di carattere giuridico, status della famiglia, e che la
considerano lesiva della loro dignita’, della loro professionalita’ e
del loro ruolo educativo. Invitano pertanto -conclude Miraglia- a
mobilitarsi e ad esporre cartelli multilingue con la scritta ‘la
scuola non denuncia’".