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Se il sindaco insiste: “No alla cittadinanza per chi non sa l’italiano”

Il primo cittadino di Brugnera rimanda a casa un altro aspirante cittadino. “È analfabeta, come rispetterà le nostre leggi?”

 

 

Roma – 21 dicembre 2016 – Il sindaco Ivo Moras non si rassegna. Nella sua Brugnera, novemila anime in provincia Pordenone, la legge e i richiami del ministero dell’Interno non sembrano arrivare. 

“Non si può dare la cittadinanza a chi non conosce l’italiano” dice il primo cittadino, che lunedì scorso ha rimandato a casa un immigrato senegalese a cui mancava solo il giuramento, l’ultimo passo per  diventare italiano. “Non è stato in grado – spiega – di pronunciare alcunché, dichiarando al sottoscritto e all’impiegata di non saper leggere, di essere analfabeta”. 

Chi non pronuncia il giuramento, non può diventare italiano. Su questo, c’è poco da discettare. Moras però è andato oltre. Il giorno stesso ha inviato al Prefetto e al Procuratore di Pordenone una denuncia “contro chi ha promosso e avallato tale cittadinanza”, quindi contro lo stesso il ministero dell’Interno. Secondo lui, infatti, non si può far diventare italiano un analfabeta. 

Questo il ragionamento del sindaco: “Il cittadino senegalese non sa leggere. Non sapendo leggere non può nemmeno conoscere le norme su cui va a giurare, ed in generale non può conoscere le norme su cui si basa l’ordinamento italiano. Non conoscendo la Costituzione e le leggi su cui dovrebbe prestare giuramento, quale garanzia ha lo Stato italiano che poi lo stesso le rispetti?”.

Moras chiede quindi a Prefetto e Procuratore come comportarsi. Deve considerarsi “un mero esecutore di decisioni e valutazioni compiute da altri”? La legge gli impone “di procedere in ogni caso” e “di far finta di non aver riscontrato carenze così gravi come la mancata conoscenza della nostra lingua”?

Domande legittime, però a Moras e a tutti gli altri sindaci con gli stessi dubbi le risposte sono già arrivate. 

Proprio il sindaco di Brugnera un anno fa aveva negato al cittadinanza a un altro immigrato che non sapeva l’italiano. Il caso era finito in Parlamento con un’interrogazione e l’allora titolare del Viminale, Angelino Alfano, aveva ricordato che la legge “non attribuisce all’ufficiale di stato civile e a nessun altro alcun potere di intervento per controllare, all’atto del giuramento, l’effettivo stato di conoscenza della lingua italiana ed esercitare al riguardo una qualsiasi forma di opposizione”. 

Allora Moras si adeguò e fece giurare l’aspirante italiano, un immigrato nigerino. Dovrà adeguarsi anche stavolta, appena l’immigrato senegalese che ha rimandato a casa sarà in grado di dire: “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi”.

EP

 

 

 

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