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Servizio Civile. I giudici: “È solidarietà, non è giusto riservarlo ai cittadini italiani”

Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha respinto il ricorso del governo. Che però continua a inserire nei bandi la clausola della cittadinanza

Roma – 2 aprile 2013 – Il Servizio Civile Nazionale non è una forma di “difesa della patria”, ma è “solidarietà sociale”. È irragionevole quindi riservarlo ai soli cittadini italiani, escludendo gli stranieri che vivono regolarmente in Italia.

È l’ultima parola dei giudici in una battaglia legale iniziata nell’ottobre 2011 da SYed Shahzad, un giovane di origine pakistana cresciuto a Milano. Avrebbe voluto fare il servizio civile presso la Caritas Ambrosiana, ma non aveva potuto fare la domanda perché non era cittadino italiano.  Insieme all’Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione e ad Avvocati per Niente aveva quindi presentato un ricorso contro il bando del governo, dando il via a un’azione civile antidiscriminazione.

Il tribunale di Milano gli ha dato ragione due volte. Prima, nel gennaio 2012, accogliendo il suo ricorso e dichiarando discriminatorio il bando. Poi, lo scorso dicembre, respingendo l’appello presentato dalla presidenza del Consiglio. Dieci giorni fa la Corte ha depositato le motivazioni di quell’ultima sentenza, nelle quali di ribadisce perché limitare ai cittadini italiani l’accesso al Servizio Civile è una irragionevole discriminazione.

Come spiega una nota dell’Asgi, “i giudici di appello di Milano respingono la tesi della Presidenza del Consiglio dei Ministri che il requisito di cittadinanza italiana sarebbe necessario in quanto il Servizio Civile Nazionale avrebbe fondamento nei principi costituzionali di difesa della Patria di cui all’articolo  52 della Costituzione".

“Le finalità descritte dalla legge istitutiva del SCN, una volta che tale servizio non è più qualificabile come sostitutivo del servizio militare obbligatorio,  non possono essere in alcun modo collegate alla nozione di difesa della patria, quanto al principio dei doveri reciproci di solidarietà sociale di cui all’articolo 2 della Costituzione”.  Quell’articolo recita:  “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

“I giudici – conclude l’Asgi – sottolineano che l’adempimento a tali doveri di solidarietà e di concorso al progresso materiale e spirituale della società deve accumunare tutta la comunità dei residenti, e non solo quella dei cittadini in senso stretto. Ne consegue pertanto l’irragionevolezza dell’esclusione dei giovani stranieri dall’istituto del Servizio Civile Nazionale”.

Non sembra, comunque, che le sentenze di Milano abbiano insegnato qualcosa al governo. Gli ultimi due bandi emanati  per reclutare volontari che aiuteranno terremotati e invalidi continuano ad essere riservati agli italiani.

 

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