Roma – 12 gennaio 2012 – Anche Syed deve poter svolgere il Servizio Civile Nazionale. E, come lui, tutti i ragazzi che, pur non avendo la cittadinanza italiana, appartengono “in maniera stabile e regolare alla comunità”. Del resto, se non se ne sentissero parte integrante, non deciderebbero di dedicarle dieci mesi della loro vita.
La buona notizia arriva dal tribunale di Milano che ha giudicato discriminatorio il “bando per la selezione di 10.481 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero” pubblicato il 20 settembre 2011 dall’ Ufficio nazionale per il servizio civile. Tra i requisiti, come sempre, c’era la cittadinanza italiana e questo aveva tagliato fuori Syed S., ventiseienne milanese di origine pakistana che vive in Italia da quando aveva undici anni.
Syed avrebbe voluto svolgere il servizio civile presso la Caritas Ambrosiana, ma, come un milione di figli di immigrati cresciuti qui, per la legge non è italiano. Lo scorso ottobre, dopo la bocciatura della sua domanda, aveva presentato un ricorso al tribunale di Milano insieme all’ Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e Avvocati per Niente ONLUS, con l’appoggio della Cgil e della Cisl.
Un’azione “pilota” che, alla luce della sentenza di oggi, aprirà la strada a tante altre seconde generazioni. Il giudice Carla Bianchini ha infatti dichiarato ‘il carattere discriminatorio” del bando e ha ordinato ”alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando (…), consentendo l’accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande”.
Elvio Pasca