Roma – 25 ottobre 2011 – Syed S. è un milanese nato in Pakistan ventisei anni fa. È in Italia da quando aveva undici anni, ha frequentato qui le scuole medie e superiori ed è iscritto all’Università.
Come migliaia di altri giovani, quest’anno ha chiesto di partecipare al Servizio civile nazionale, scegliendo di impegnare un anno della sua vita al servizio dei più deboli lavorando in un progetto della Caritas Ambrosiana. La sua domanda, però, è stata respinta, dal momento che il SCN è aperto solo ai cittadini italiani.
Nasce così l’azione civile antidiscriminazione avviata da Syed S. presso il tribunale di Milano insieme alle associazioni ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) e APN (Avvocati per Niente ONLUS) e con l’appoggio della Cgil e della Cisl meneghina. Un’azione pilota, che rivendica “l’ adempimento di un diritto/dovere, quello di “difendere la patria” intesa come collettività di persone che vivono stabilmente su un territorio e che sono legate tutte, senza distinzioni di cittadinanza formale, da un unico vincolo di solidarietà”.
Per i giovani stranieri che sono nati sul nostro territorio o che vi vivono da molti anni, segnala l’Asgi, il requisito della cittadinanza per partecipare al Servizio Civile rappresenta una evidente irragionevolezza e un ulteriore inutile ostacolo alla loro integrazione.
Attraverso il ricorso, le associazioni chiedono al Giudice di far applicare il principio di parità fissato dall’art. 2 del T.U. immigrazione e dai principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza ribaditi con forza da recenti sentenze della Corte Costituzionale, obbligando il Dipartimento del servizio civile a riaprire il bando (che si è chiuso venerdì scorso) agli stranieri, o quantomeno ai cittadini membri dell’Unione europea. In subordine chiedono che il Giudice rimetta la questione alla Corte Costituzionale affinché venga valutato in quella sede il contrasto tra detta esclusione e gli artt. 2 e 3 della Costituzione.
L’azione legale intende anche richiamare l’attenzione sul fatto che molti dei giovani interessati a questa rivendicazione sono “stranieri” solo a causa di una legge sulla cittadinanza ingiusta e antiquata e si collega quindi alla campagna “L’Italia sono anch’io” (alla quale le due associazioni aderiscono). Analogo ricorso è stato presentato da una giovane albanese davanti al Tribunale di Brescia con il sostegno della fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo ONLUS e della CGIL di Brescia.
Ecco il testo dell’azione civile antidiscriminazione presentata a Milano
EP