Roma, 2 gennaio 2013 – Gettati in mare e abbandonati. Gli immigrati, sedici giovani tunisini, rintracciati a terra la notte tra domenica e lunedì – dopo che la Guardia di finanza aveva inseguito un peschereccio nelle acque di Capo Granitola (TP) e arrestato tre scafisti – hanno riferito che i tre hanno scaraventato il mare le persone a bordo, lasciandole ad alcune decine di metri dalla spiaggia, nonostante molti di essi avessero urlato di non saper nuotare. Gli stessi immigrati hanno raccontato di aver constatato che alcuni di loro erano annegati e da qui sono scattate le ricerche. Che hanno portato al ritrovamento di un cadavere.
I tre scafisti arrestati sono tutti tunisini. Il loro peschereccio, senza attrezzatura da pesca a bordo, navigava a luci spente ed è stato inseguito dalla motovedetta della Guardia di finanza per circa 20 minuti. Sul motopesca si trovavano il comandante, .C.B., 35 anni, di Tbolba; S.K., 21 anni, e il motorista B.R., 47 anni, di Sfax. Allertata la sala operativa delle Fiamme Gialle di Palermo e informati i carabinieri e la polizia, poco dopo sono stati individuati a terra i primi immigrati a Tre Fontane, nel Comune di Campobello di Mazara. I migranti hanno riconosciuti l’imbarcazione e i tre scafisti e poi hanno spiegato alle forze dell’ordine le terribili modalità dello sbarco. Ieri gli stessi migranti avevano parlato di due persone che mancavano all’appello.
Alcuni di loro hanno riferito di far parte di un gruppo di una quarantina di persone, due delle quali si sarebbero trovate in difficoltà e non sarebbero riuscite a raggiungere il litorale. Attraverso le testimonianze fornite dai migranti si è proceduto a un’indagine congiunta della Guardia di finanza, della polizia di Stato e dei carabinieri che ha permesso di individuare gli scafisti condotti nel carcere di Trapani. Inquietanti le dichiarazioni rese dagli immigrati rintracciati sulla costa. I migranti hanno riferito che alcuni compagni di traversata sono annegati nel tentativo disperato di raggiungere la spiaggia.