Roma – 4 aprile 2012 – Con venticinque liste e tredici aspiranti primi cittadini, le elezioni comunali a Genova si annunciano affollate. Nel marasma non fatica però a distinguersi la lista civica Fratelli e Fratellastri, che alla poltrona di sindaco ha candidato un giovane “nuovo italiano”.
Simohamed Kaabour ha trent’anni, venti dei quali passati nella città della Lanterna, dove ha raggiunto da bambino i genitori marocchini. Con una laurea in lingue araba e francese e una specializzazione in sociologia, fa il mediatore culturale. In passato ha anche insegnato in una scuola media, ma non aveva la cittadinanza tricolore e per difendere il suo posto ha dovuto presentare (e vincere) un ricorso contro l’istituto che voleva solo supplenti italiani doc.
La sua lista è l’espressione di un omonimo movimento che raccoglie giovani italiani vecchi e “nuovi”, studenti, operai, professionisti e disoccupati. “Fratelli” e “fratellastri”, appunto, che spesso hanno più o meno diritti in base a quello che c’è scritto sul loro passaporto, per colpa di una legge sulla cittadinanza che costringe i figli degli immigrati a chiedere il permesso di soggiorno anche se sono cresciuti in Italia.
“Il nostro primo obiettivo – dice Kaabour – è sensibilizzare la cittadinanza perché diventi parte attiva nelle scelte spesso delegate alle istituzioni e ai rappresentanti politici”. Rivela che il movimento è stato corteggiato dai partiti in vista delle elezioni, ma poi ha scelto di correre da solo. “I diritti e le tematiche di cui noi siamo promotori – dice – non possono essere monopolizzate da una coalizione o dall’altra. Sono dritti che vanno garantiti in egual modo e in egual misura a tutti i cittadini e le cittadine di questa città”.
E se per ora (vedremo al ballottaggio) il movimento Fratelli e Fratellastri rifiuta parentele politiche, di certo vuole parlare a tutti i genovesi. A cominciare da quei “cari concittadini leghisti” che non vogliono una moschea in città, ai quali Simohamed Kaabour ha dedicato un videomessaggio su Youtube.
Elvio Pasca