Roma – 3 aprile 2014 – Si intravede finalmente una soluzione per il riconoscimento della social card agli immigrati.
L’ultima legge di Stabilità ha dato anche ai cittadini stranieri titolari di un permesso Ce per lungosoggiornanti, la cosiddetta carta di soggiorno, la possibilità di chiedere la carta prepagata sulla quale lo Stato carica ogni due mesi ottanta euro, da spendere per alimenti, medicine e bollette della luce e del gas. Il sussidio è destinato a chi ha almeno 65 anni oppure a bambini minori di 3 anni (in questo caso la social card è intestata al genitore) con reddito familiare basso.
Finora, però, quel diritto è rimasto sulla carta. Al di là della grave disinformazione da parte degli organi istituzionali, gli stranieri che si mettono in fila e provavano a chiedere la carta negli uffici postali devono tornarsene a casa con un nulla di fatto: il sistema informatico di Poste Italiane accetta infatti solo domande di cittadini italiani.
Il caso è finito in tribunale grazie al ricorso di una cittadina marocchina che vive in provincia di Bergamo e alla quale è stata negata la social card. Assistita dall’Asgi, dalla Cgil e dalla cooperativa Ruah la donna ha avviato un’azione civile contro la discriminazione, per far valere i suoi diritti e quelli di tutti gli altri immigrati. Forse, però, non ci sarà bisogno di attendere al decisione del giudice.
Oggi il patronato Inca fa infatti sapere che “grazie alla diffida avviata da Inca e Cgil, supportata anche dalle numerose pressioni di parlamentari e associazioni, contro Inps, Poste e Ministero dell'Economia e delle Finanze, ritenuti responsabili per i mancati adeguamenti procedurali, Ente Poste e Inps hanno siglato il contratto per adeguare le procedure informatiche alla corretta ricezione delle domande degli immigrati, ai quali è stato esteso il diritto con l'ultima legge di Stabilità”.
Claudio Piccinini, coordinatore degli uffici Immigrazione dell’Inca, lo definisce “un risultato importante”. “Consentirà di sbloccare – dice – una situazione che ha creato notevoli disagi tra le persone straniere, alle quali è stato finora impedito per motivi ‘tecnico-burocratici’ di poter concretamente inoltrare le domande”.
L’Inca spiega che finora questo diritto è stato negato proprio a causa dei tempi del rinnovo del contratto di gestione con Poste Spa e della mancata approvazione parlamentare della norma transitoria per garantire l’erogazione della social card a tutti (stranieri e non). E ricorda che l' estensione del diritto agli stranieri, riconosciuto finora soltanto agli italiani più poveri, “non nasce da un atto di liberalità dello Stato, ma come conseguenza di una procedura di infrazione aperta contro l'Italia dalla Commissione Europea”.
Annunci a parte, bisognerà ora attendere che la situazione si risolva davvero. E chissà che intanto Poste Italiane, l' Inps e i ministeri dell’Economia e del Lavoro, non correggano finalmente anche i loro siti internet, dove stamattina tra i requisiti per accedere alla social card compare erroneamente ancora la cittadinanza italiana.
EP