“Tutti a casa loro, frontiere chiuse, delinquenza che trionfa nelle strade, disinfettanti pronti per l’uso”. Gli schiamazzi della Lega e della maggioranza di governo (sostenuti dai giornali di riferimento) sugli immigrati sono smentiti, oltre che dal buon senso, anche dai numeri.
Dove l’Istat certifica che nel paese ci sono complessivamente 60,6 milioni di residenti e con l’incremento dovuto proprio ai migranti. Senza contare altri numeri che sfuggono sopra il Po. Come quelli forniti annualmente dal dossier Caritas – Migrantes per sfatare il tabù degli immigrati come portatori sani di criminalità e deficienze sociali, che ribadiscono poche ma decisive certezze. Non è vero che più immigrati presenti in Italia fanno aumentare la delinquenza, il numero dei reati negli ultimi due lustri è quasi lo stesso. Non è vero che rubano il lavoro agli italiani, anzi se non ci fossero chiuderebbero molte imprese edili e agricole. Non è vero che non pagano le tasse, anzi per ora sono contribuenti Inps ma al momento non hanno ancora ricevuto la pensione, senza contare la loro incidenza sul Pil nazionale pe ril 10%.
Giusto per ribadire come la matrice populista di questa maggioranza abbia lo scopo chirurgico di alimentare la controinformazione, sfruttando anche la contingenza dei ballottaggi alle amministrative. E impedisce la nascita nel paese di un’ideologia positiva dell’immigrazione, che si fondi sui fatti prima che sulle opinioni.
Lo ha scritto egregiamente Gianguido Pagi Palumbo nel suo volume Noi italiani, “L’Italia può essere il Paese della storia, del presente, del futuro e della transetnicità, della transculturalità che va oltre la multietnicità, perché basata sulla trasmissione di saperi e vite, sulla creazione di nuove identità e non solo sul molteplice che rimane separato e distinto”.
Potrebbe essere, perché no, un nuovo manifesto socio – culturale per inaugurare i secondi centocinquant’anni di unità nazionale, o un vademecum per amministratori distratti, per cittadini che delegano e poi si lagnano, per analisti superficiali. Oppure, semplicemente, parole di buon senso da tenere a mente.
di Francesco De Palo