Bologna – 5 novembre 2013 – Classi ponte, dove inserire i figli degli immigrati finchè non imparano l’italiano. La Lega Nord le invoca da tempo, a Bologna ce n’è già una.
Nella scuola media Besta del quartiere San Donato, uno dei più multietnici della città, quest’anno c’è una classe con ventidue alunni tutti nati all’estero. Sono arrivati a Bologna la scorsa estate, grazie a dei ricongiungimenti familiari, e non parlano italiano. Il preside Emilio Porcaro, che ha speso buona parte della sua vita professionale a insegnare l’italiano agli immigrati, li ha riuniti davanti alla stessa lavagna.
L’idea è tenere i bambini nella “1° A sperimentale” fino a quando non sono in grado di inserirsi senza troppe difficoltà nelle classi dove siedono anche gli alunni italiani, un salto già fatto da due di loro. Porcaro non vuole sentir parlare di ghetto: “Abbiamo creato questa classe per integrare. I ragazzi fanno diverse materie con i compagni di altre classi, mangiano insieme e partecipano alle uscite con gli altri”, spiega oggi al Corriere.
La scelta del preside, approvata dal Collegio dei Docenti, non è però piaciuta ai rappresentanti dei genitori nel Consiglio d’Istituto, che in una lettera denunciano: “La separazione degli stranieri dagli italiani ha il risultato immediato di dividere. Gli alunni stranieri non parleranno in aula con altri italiani e avranno come unico riferimento italiano solo l’insegnante, annullando tutte le potenzialità dell’educazione tra pari”.
Il caso è uscito subito dal recinto della Besta. La Lega Nord vede messa in pratica una sua proposta, ma anche la Flc-Cgil parla di “un progetto di accoglienza, sembra avere dei lati positivi”. Sandra Zampa, deputata del Pd e vicepresidente della commissione Infanzia e adolescenza, parla di “assurdità” e aggiunge che “quei bambini vanno reintegrati al più presto”, il consigliere comunale di Sel Mirco Pieralisi parla di “arretramento pedagogico e culturale”.