Nasce una rete di aiuti per il ritorno volontario assistito, una realtà che oggi riguarda 200 immigrati all’anno
Roma – 17 luglio 2009 – Ogni anno circa 200 immigrati, soprattutto vittime di tratta, scelgono di lasciare l’Italia e tornare nei loro Paesi d’origine come Africa Subsahariana, Nord Africa, Bangladesh, Brasile e India. Ma secondo l’Organizzazione internazionale delle immigrazioni (Oim), che dal 1991 ha aiutato 7 mila persone a rimpatriare, potrebbero essere anche di più gli aventi diritto al ritorno volontario assistito (Rva).
Per diffondere la conoscenza di questo istituto e assistere gli immigrati nella fase finale del loro processo migratorio, l’Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e Regioni d’Europa (Aiccre) assieme ad Acli, Caritas italiana, Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) e Oim ha realizzato una rete nazionale (Nirva – Networking italiano per il rimpatrio volontario assistito) di realtà pubbliche e private coinvolte nell’attuazione del Rva.
Presentato oggi a Roma, il progetto è partito a inizio giugno ed è finanziato (”per 2 milioni di euro” ha precisato il prefetto Giuseppe Forlani) dal Fondo europeo per il rimpatrio e dal Ministero dell’Interno. Destinatari ultimi sono i migranti aventi diritto all’opzione di Rva. ”A questi – ha affermato il direttore dell’ufficio regionale per il Mediterraneo e Capo missione in Italia e Malta dell’Oim, Peter Schatzer – si vuole offrire assistenza psicologica e aiuti finanziari. Grazie a questa rete e anche a causa della crisi economica, le richieste di Rva potranno aumentare”. Al contrario, secondo Schatzer, il pacchetto sicurezza e l’istituzione del reato di clandestinità, sul quale il direttore esprime perplessità, le potrebbe far diminuire.
Per il vicepresidente della Caritas, Francesco Marsico, è ”triste” che in Italia le ”grandi politiche sull’immigrazione” non vadano di pari passo con le persone e i loro diritti: ”Nirva è un’uscita di sicurezza, non è una panacea per tutte le soluzioni”, ha detto.