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Spagna. C’è crisi, stretta sui flussi d’ingresso

Per contrastare la disoccupazione verranno riviste al ribasso le quote. I sindacati: "Vanno sottratti i ricongiungimenti" Madrid – 17 marzo 2008 – L’esecutivo guidato da Zapatero, d’accordo con le associazioni dei datori di lavoro e i sindacati, vuole ridurre i contratti "in origine" stipulati con i lavoratori immigrati direttamente nei loro Paesi (un meccanismo simile alle nostre richieste nominative), per fronteggiare l’aumento della disoccupazione provocato dal rallentamento dell’economia.

Nei giorni scorsi il ministro dell’economia, Pedro Solbes, ha sottolineato in diversi interventi pubblici che il mercato del lavoro in Spagna è cambiato. Se l’economia continua a creare impiego, a ritmi ancora più elevati cresce la popolazione attiva, sopratutto grazie alle iniezioni di donne e immigrati, che non riesce quindi ad essere assorbita dall’offerta di lavoro.

Di qui, la scelta di ridurre i flussi. Come ha spiegato Julio Ruiz, responsabile immigrazione di Comisiones Obreras (CCOO), il maggior sindacato spagnolo, sarà necessario ”modificare il tetto annuale dei contratti di immigrati in origine, al quale bisognerà sottrarre il numero degli stranieri ammessi annualmente per raggruppamento familiare".

Negli ultimi 4 anni in Spagna sono entrati regolarmente nel mercato del lavoro 1,3 milioni di immigrati. Tra questi 727.821 hanno sottoscritto contratti in patria, oltre 600.000 si sono invece regolarizzati con la sanatoria del 2005.

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