Riduzione del reclutamento dall’estero per avvantaggiare i disoccupati residenti in Spagna
Madrid – 10 ottobre 2008 – La Spagna ha deciso di ridurre la contrattazione di immigrati nei paesi di origine: il catalogo degli impieghi di difficile copertura per i quali è consentita è stato tagliato del 32%. Ad essere colpite sono le categorie che negli ultimi anni hanno dato più lavoro agli immigrati in Spagna: servizi (che nel primo semestre del 2007 registrava il 58,6% dei contratti a stranieri), costruzione (24,2%) e agricoltura (11,8%). Per questo, secondo il quotidiano spagnolo ‘El Pais’, l’effetto ‘reale’ della misura sarà molto maggiore.
Dall’ultima lista, che con cadenza trimestrale viene elaborata dal Servizio di Pubblico Impiego statale, a partire delle offerte che presentano i patronati ai servizi regionali di impiego, sono stati eliminati collaboratrici domestiche, camerieri, falegnami, idraulici e braccianti agricoli, professioni fino a pochi mesi fa coperte in prevalenza da lavoratori immigrati. L’obiettivo, con la crisi economica che ha fatto schizzare la disoccupazione al 11% circa, con 2 milioni e mezzo di senza lavoro, è che in questi settori sia data priorità agli spagnoli o agli immigrati già presenti in Spagna e che hanno perso il lavoro.
Il ministro per il Lavoro e l’Immigrazione Celestino Corbacho aveva anticipato questa misura un mese fa, promettendo tagli che avrebbero reso la contrattazione all’origine "vicina allo zero".
Aveva suscitato proteste e critiche delle associazioni di immigrati, ma anche di numerosi patronati. Al punto che la vicepremier, Maria Teresa Fernandez de la Vega, era intervenuta a correggere le dichiarazioni del collega, affermando che non esisteva alcuna discriminazione fra lavoratori spagnoli e quelli stranieri. Anche oggi la De la Vega ha ribadito "che non esistono cambiamenti nella politica di immigrazione del governo".
Da parte loro, fonti del ministero del Lavoro giustificano l’iniziativa come un correttivo di una cattiva pratica seguita finora da molti imprenditori, quella di importare lavoratori dall’estero, per poi licenziarli e mandarli ad ingrossare le fila dei disoccupati quando cominciano ad accumulare diritti. Attraverso la contrattazione in origine quest’anno sono stati assunti in Spagna più di 88.000 stranieri, e quasi mezzo milione dall’inizio del 2005.
Intanto i datori di lavoro accolgono nuove infornate di mano d’opera straniera. Questo tipo di pratica, rilevata in alcune grandi aziende, è quella che ha prodotto il maggiore numero di contratti in origine negli ultimi anni. Intanto, la difficile situazione del mercato del lavoro in Spagna, dove secondo le stime del Fmi la disoccupazione toccherà il 15% nel 2009, non ferma le ondate di clandestini che intraprendono i viaggi della speranza via mare, per raggiungere le coste dell’Europa. E oggi si registra l’ultima sciagura, con una cinquantina di migranti dispersi.
a.i.