New York, 18 maggio 2013 – La vedova di Steve Jobs è entrata apertamente sulla scena pubblica statunitense, per sostenere la riforma dell'immigrazione.
Laurene Powell, che per anni si è dedicata alla filantropia preferendo il basso profilo, ha pubblicamente sostenuto il Dream Act, il disegno di legge – più volte bocciato dal Congresso – che darebbe la cittadinanza ai ragazzi arrivati da bambini negli Stati Uniti, illegalmente.
A parlare della sua svolta pubblica sono il New York Times e il Wall Street Journal. Powell si è anche detta a favore di una più ampia riforma, che è ora discussa in Senato, che prevede la regolarizzazione degli 11 milioni di migranti che vivono e lavorano negli Stati Uniti, senza avere un permesso.
La signora Jobs, 49 anni, tre figli avuti dal fondatore di Apple, sposato nel 1991, e un patrimonio netto di 11,5 miliardi di dollari – secondo Bloomberg – è da tempo amica di Bill e Hillary Clinton, e una generosa donatrice del partito democratico.
Da tempo si batte per la riforma, ma a 'fari spenti'. "Non sapevo se uscire allo scoperto sarebbe stato efficace" ha ammesso al Wall Street Journal. Ha fatto pressione su parlamentari e sul presidente Barack Obama; ha chiesto a Davis Guggenheim, a settembre, di girare un documentario sui ragazzi che vivono negli Stati Uniti, pienamente integrati, ma da 'invisibili'. Poi, all'inizio dell'anno, ha lanciato la sua campagna a favore di una riforma con il sito TheDreamIsNow.org, e ha incontrato i senatori repubblicani Marco Rubio e John Mccain, che hanno fatto parte del gruppo bipartisan che ha elaborato il disegno di legge. Ma l'impegno della vedova Jobs non si ferma qui: punta a diffondere una maggiore consapevolezza su alimentazione, istruzione, ambiente.
"Prima, la sua vita erano solo la famiglia e Steve, ma ora sta emergendo come una forza sul palcoscenico mondiale, ed è solo l'inizio" ha assicurato al New York Times Larry Brilliant, presidente della Skoll Global Threats Fund, un'organizzazione filantropica, e vecchio amico di Jobs.