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Stati Uniti. Ok dal Senato alla riforma dell’immigrazione

Entro la pausa estiva arriverà il voto finale alla Camera

WASHINGTON, 28 giugno 2013 – Primo sì alla riforma migratoria dal Senato americano: una riforma voluta fortemente da Barack Obama e attesa da decenni da circa 11 milioni di immigrati, in larghissima parte 'latinos' che vivono negli Stati Uniti senza documenti a posto.

Un voto importante, accompagnato dall'urlo 'Yes We can'. Certamente necessario ma non sufficiente, visto che ora la battaglia vera passa alla Camera. tanto che perfino Bill Clinton lancia un nuovo hashtag a 'TimeIsnow', come dire andiamo avanti con il voto. Subito dopo la pronuncia dell'Aula, Barack Obama, sempre su twitter ha espresso la sua soddisfazione, cinguettando ''On To The House'', un chiaro incitamento alla Camera di fare lo stesso. Poi in un comunicato ha aggiunto: ''Il Senato ha fatto il suo compito. Ora tocca alla Camera completare il lavoro. E approvare una riforma migratoria necessaria all'America. Non sarebbe una vittoria ne' mia, ne' dei democratici, ma di tutto il Paese''.

E in effetti, il testo e' il frutto del lavoro di mediazione della cosiddetta 'Gang of Eight', un comitato bipartisan al lavoro da mesi. E ora, nei mesi prossimi, probabilmente entro la pausa estiva, arrivera' il voto finale. Ma l'iter della riforma sara' tutto in salita, visto che in questo ramo del Congresso la destra repubblicana ha la maggioranza.

La riforma e' passata con 68 si' e 32 no, non raggiungendo quota 70 voti, una sorta di soglia psicologica che secondo molti avrebbe spinto con maggiore forza la parte moderata del Grand Old Party alla Camera a dire si' alle nuove regole. Al Senato hanno votato a favore tutti i democratici e 14 senatori repubblicani. Ora l'amministrazione Obama spera che altrettanti deputati conservatori facciano lo stesso.

Di fatto il testo, in cambio della sanatoria, sul cammino verso la cittadinanza di 11 milioni di persone, garantisce investimenti record in materia di sicurezza dei confini, 46 milioni di dollari per costruire una barriera di 3.200 km e assumere circa 30mila agenti lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico. Un compromesso che Obama spera possa tenere anche nelle prossime settimane.

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