“Oggi l’Orda avrebbe per sottotitolo Quando i romeni eravamo noi”. Intervista su Gazeta Romaneasca
Roma – 5 febbraio 2010 – Negri Froci Giudei & Co. L’eterna guerra contro l’altro è l’ultimo libro di Gian Antonio Stella, firma di punta del Corriere della Sera. Una ricchissima carrellata di razzismi, intolleranze e xenofobie di oggi e di ieri, saltando da un lato all’altro dei muri alzati nei secoli in ogni parte del mondo tra "noi" e “loro”.
Gazeta Romaneasca, il settimanale dei romeni in Italia, ha intervistato Stella. Ecco alcuni passaggi della conversazione pubblicata sul giornale in edicola da oggi.
Nel suo libro ha scritto poco dei romeni, che negli ultimi anni sono stati al centro di una tempesta mediatica di carattere a volte razzista e xenofobo.
Io non volevo fare un elenco del razzismo attuale, perché non ha senso. È molto più interessante andare a vedere cosa è successo negli anni scorsi. E quindi non l’ho fatto non perché non pensi che sia grave quanto sta accadendo col razzismo nei confronti dei romeni, ma perché mi interessava di più andare a vedere molti altri aspetti del razzismo italiano.
Con i romeni ci sarebbe materiale per un libro intero, non pensa?
Certo. I romeni sono sottoposti a un razzismo vero negli ultimi anni in Italia ed è una storia che anche noi italiani abbiamo vissuto. Se io riscrivessi oggi l’Orda, anzichè “quando gli albanesi eravamo noi” titolerei “quando i romeni eravamo noi”. Non c’è dubbio che ci sarebbe materiale. E credo che i romeni per bene in Italia hanno il diritto di sentirsi offesi, fanno bene a reagire e a dissociarsi, perché le esagerazioni sono estreme.
Come combattere questa etichetta di criminali, sfruttatori e belve senza cuore?
La prima cosa da fare, secondo me, è partire dalle scuole. È fondamentale. Se noi cominciassimo a spiegare a scuola cos’è il razzismo e quanto sia stupido, un po’ alla volta forse vinceremmo la partita.
In questi giorni si è parlato di una ragazzina romena che si è buttata dal terrazzo a seguito delle invettive “puzzi da romena” ricevuta dai compagni di scuola. Conferma il suo ragionamento sul razzismo che cerca e trova conferma nell’odore dell’altro?
Si. È successo anche con dei bambini cinesi che poi per fortuna non hanno tentato il suicidio, ma sono stati insultati esattamente allo stesso modo.
Lei ha visitato al Romania. Che giudizio dà del nostro Paese e dei romeni?
È un Paese povero che somiglia all’Italia di tanti anni fa. E i romeni sono una via dimezzo tra gli italiani e gli slavi, anche se so di dire una cosa che non fa piacere ai romeni, che non si sentono tanto slavi [ride ndr]. Siccome non considero negativamente gli slavi non credo che sia offensivo dirlo….
Se l’avversione al diverso è ancestrale, perché in Romania gli italiani non sono vittime di razzismo?
Ci sono sempre popoli per i quali c’è un occhio di riguardo, non sempre il razzismo è reciproco. Per esempio nel libro racconto una storia di razzismo contro i tedeschi da parte dei francesi, però non mi risulta che ci fosse del razzismo dei francesi nei confronti degli inglesi. Il razzismo è una cosa che sfugge a delle logiche, meglio: non si trova mai una logica nel razzismo.
Intervista a cura di Crina Suceveanu