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Strage di Lampedusa, lutto nazionale. Continua la ricerca dei dispersi

Proseguono le ricerche al largo dell’isola dove, giovedì 3 ottobre, è naufragato un peschereccio con a bordo circa 500 profughi. Salvati finora 155 migranti, si temono centinaia di morti. Kyenge: "Su quel barcone potevo esserci io".

Roma, 4 ottbre 2013 – Sono proseguite per tutta la notte le ricerche al largo dell' isola dei Conigli, davanti a Lampedusa, dove giovedì 3 ottobre è naufragato il peschereccio con a bordo circa 500 persone. Nonostante il mare grosso, alzatosi durante la notte, gli uomini di capitanerie e Vigili del Fuoco, ai quali si sono aggiunti i sub della Guardia di Finanza e dei carabinieri arrivati in nottata, hanno continuato a cercare gli altri dispersi che, secondo le testimonianze dei migranti, sarebbero ancora in fondo al mare.
Al momento, i numeri  ufficiali e ancora provvisori della strage, secondo i dati delle Capitanerie di porto cui spetta il coordinamento dei soccorsi in mare, sono di 111 morti (gli ultimi otto sono stati recuperati nella tarda serata di giovedì) e 155 migranti salvati.

Il giorno del lutto nazionale – Intanto oggi, venerdì 4 ottobre, così come deciso dal Consiglio dei ministri convocato dal premier Letta, è il giorno del lutto nazionale. Nel pomeriggio sarà celebrata una messa nella chiesa madre dell'isola alla presenza del presidente della Camera Laura Boldrini.

Alle ore 13 è invece prevista l’audizione alla Camera del ministro dell’Interno Alfano, che riferirà sul naufragio. Secondo il responsabile del Viminale, il disastro sarebbe stato causato da un incendio scoppiato casualmente a bordo, che ha provocato il rapido spostamento in massa dei passeggeri su un lato e il capovolgimento dell'imbarcazione lunga una ventina di metri.
"Viene la parola vergogna: è una vergogna! Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie", ha detto Papa Francesco, che nella giornata di venerdì si trova ad Assisi per il suo pellegrinaggio in occasione delle celebrazioni per il patrono d'Italia.

Kyenge: “Su quella barca potevo esserci io” – "Su quella barca, al posto di quei disperati, ci potevo essere io. E' una tragedia immane, un dolore terribile che mi paralizza". Così a Repubblica il ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge, spiegando però che "per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull'immigrazione", "a partire dalla Bossi-Fini, coinvolgendo tutti i ministeri interessati". E serve anche "una legge sui richiedenti asilo".

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