Roma -21 ottobre 2013 – “Il Consiglio dei Ministri si è impegnato a onorare le vittime del naufragio di migranti al largo delle coste dell’isola di Lampedusa con funerali solenni”.
Una promessa messa nera su bianco dal governo il 9 ottobre scorso, nel comunicato di fine seduta del Consiglio dei Ministri. E invece per le vittime della strage di Lampedusa, almeno trecentossessantasei tra uomini, donne e bambini, quei “funerali solenni” non ci saranno, sostituiti da una cerimonia commemorativa oggi pomeriggio nel porto turistico di Agrigento.
Non c'erano bare, tumulate nei cimiteri di diversi centri siciliani, nè i superstiti, solo pochissimi familiari delle vittime ad Agrigento per caso per identificare i loro cari. Il vicepremier Angelino Alfano, la ministra dell’integrazione Cècile Kyenge e il ministro della Difesa Mario Mauro hanno partecipato in rappresentanza del governo, dal palco sono state recitate preghiere cristiane e musulmane e passi del Vangelo e del Corano.
Stamani a Lampedusa i superstiti del naufragio hanno protestato per non essere stati ammessi a partecipare alla cerimonia di commemorazione, come ha spiegato una loro delegazione ricevuta in Comune dal vicesindaco. Un gruppo di eritrei è uscito dal centro di accoglienza e ha bloccato un pullman di profughi siriani diretto in puglia, altri hanno bloccato la strada con un masso.
“L'idea dei funerali di Stato e' naufragata non appena e' stata annunciata: non c'e' stato alcun atto conseguente, nessun segnale concreto. La necessità era dare una maggiore razionalità e funzionalità al riconoscimento'' commenta il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, oggi a Roma per incontrare il presidente della Repubblica. "Sul perchè i funerali non si sono svolti a Lampedusa dovete chiederlo a qualcun altro. Noi non siamo stati coinvolti in questa decisione”.
“I funerali erano legati alle famiglie delle vittime, doveva essere un saluto che ridesse dignità ai morti'' aggiunge Nicolini, secondo la quale però ''ora i morti devono riposare in pace, e si deve pensare ai vivi, sia a quelli che sono già arrivati che a quelli che arriveranno''. Il sindaco critica anche la scelta di far partecipare alla cerimonia rappresentanti del governo eritreo, perchè ''se riconosciamo protezione ai giovani eritrei che scappano dal loro paese per non fare a vita i militari, non capisco perchè abbiamo invitato il governo eritreo a piangerli''.
Duro il sindaco di Agrigento Marco Zambuto. "Sarò presente questo pomeriggio alla cerimonia commemorativa delle vittime dei due naufragi, anche se questi funerali sono una 'farsa di Stato'. Ci andrò per rappresentare una comunità, quella agrigentina, che ha aperto il proprio cuore, senza clamori, all'insegna dell'accoglienza concreta, dando sepoltura ad oltre 90 salme".
Anche don Mosè Zerai, sacerdote punto di riferimento per la comunità eritrea in Italia critica l’invito alle autorità eritree. "Commemoriamo vittime che fuggivano per sottrarsi a un servizio militare che in Eritrea è come una schiavutù. Dunque la presenza di diplomatici eritrei è un controsenso".
La cerimonia di oggi? “Una beffarda passerella”, denuncia Zerai, secondo il quale“tutto è stato organizzato in fretta, dopo 10 giorni in cui non è saputo nulla e dunque molte persone hanno avuto difficoltà a essere presenti". Molti eritrei che vivono in Germania, Svizzera e Svezia "hanno chiesto informazioni alle ambasciate italiane perchè volevano intervenire, ma gli è stato risposto che non ne sapevano nulla".
Nessuno dei tre ministri presenti è salito sul palco. Quando Angelino Alfano si è avvicinato ai cronisti per lasciare un gruppo di manifestanti ha gridato a più riprese "Assassini" e "Bossi-Fini, legge di assassini". Alfano ai microfoni ha fatto una brevissima dichiarazione: "Abbiamo dato degna sepoltura ai morti e assicurato accoglienza ai superstiti. Ora caccia senza quartiere ai mercanti di morte". Poi è stato scortato via.