Roma – 15 ottobre 2013 – Le vittime dei naufragi a Lampedusa e nel Canale di Sicilia non sono immigrati clandestini, ma profughi.
Lo ha sottolineato ieri a Torino la ministra dell'integrazione Cècile Kyenge a margine di un convegno sull'immigrazione e le disuguaglianze sociali promosso dalla Compagnia di San Paolo.
''Qui stiamo parlando di profughi, richiedenti asilo – ha commentato Kyenge – stiamo parlando di persone che scappano da territori di guerra, dai conflitti. Hanno un altro percorso, diverso da quello dei migranti economici, che devono essere gestiti con altri strumenti, per esempio, rafforzando i rapporti con i paesi di origine, la cooperazione internazionale, o dando delle risorse ad un percorso di rimpatrio volontario o assitito''.
Secondo la ministra gli immigrati che arrivano sulle nostre coste sono ''persone che indietro non tornano, perche' fuggono dall'inferno, dalla guerra. E sono protetti dalle convenzioni internazionali. Non dipende dalla ministra, questi sono i fatti''.
Kyenge ritiene necessarioa una revisione la convenzione di Dublino. ''C'e' una linea unica nel governo e stanno lavorando molto per far capire che le nostre frontiere sono quelle dell'Europa" ha aggiunto. Il 24 e 25 ottobre, in occasione del consiglio d'Europa, ha ''porremo all'ordine del giorno questo tema, che non deve riguardare soltanto la giustizia e l'interno, ma tantissimi altri settori''.