Roma – 14 novembre 2012 – “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”
Lo chiede Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, che sabato scorso ha preso in consegna ventuno cadaveri di persone annegate mentre tentavano di attraversare il canale di Sicilia. Non essendoci più loculi disponibili, undici salme sono state trasferite in altri Comuni della Provincia.
“Non riesco a comprendere –scrive oggi Nicolini sul Fatto Quotidiano – come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea , per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita”.
Il sindaco si dice “indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha il numero di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione considera questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente”.
“Se questi morti sono soltanto nostri – conclude Nicolini – allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”