Roma – 27 dicmebre 2012 – Ufficialmente sono “protetti” dallo Stato, in realtà sono abbandonati a loro stessi, spesso in condizioni disumane. È “il paradosso italiano sui rifugiati” descritto oggi dal New York Times.
Una lunga corrispondenza firmata da Elisabetta Povoledo descrive la vita di ottocento rifugiati africani ammassati nel Salaam Palace, un edificio abbandonato alla periferia sud di Roma. Un esempio del “fallimento dell’Italia nell’assistere e integrare le persone alle quali ha riconosciuto l’ asilo in base alle sue leggi”.
L'Italia e' piuttosto brava nelle procedure di richiesta di asilo, riconoscendo il 40 per cento delle domande, anche fino al 50 per cento in alcuni anni, quello che non funziona e' quanto avviene dopo", dice all Nyt Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr in Italia. Il nostro Paese riesce a garantire assistenza a poco più di tremila persone, “se non hai la fortuna di essere una di queste – denuncia Boldrini – sei solo. Devi trovare come sopravvivere, imparare la lingua, trovare una casa o un lavoro”.
La scorsa estate Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha visitato il Salaam Palace e ha descritto in un rapporto le “condizioni indigenti” dei residenti e l‘assenza di percorsi di integrazione per i rifugiati e altri titolari di protezione internazionale. “Questo li ha relegati ai margini della società, con poche prospettive di migliorare la loro condizione”.
Nel servizio si descrive il lavoro dei medici volontari, che in questi giorni hanno somministrato un centinaio di vaccini antinfluenzali agli ospiti dell’edificio. “Una goccia in un secchio, guardate come vivono e ditemi se non rischiano di trasmettersi l’un l’altro l’influenza. Questa è un’altra città, un altro mondo” dice la dottoressa Marta Mazza.
L’assistenza ai rifugiati, sottolinea il New ork Times, non è tra le priorità del governo in tempi di crisi economica, emntre gli italiani sono assorbiti dai loro problemi. “Certo sarebbe uno sforzo finanziario, ma servirebbe a trasformare irifugiati in cittadini che pagano le tasse, quindi sarebbe un investimento utile” nota Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati.
Intanto, al Salaam Palace, la vita è sempre più difficile. E Yakub Abdelnabi, un rifugiato sudanese che ha lasciato il suo paese nel 2005, commenta amaro: “Siamo scappati da una guerra per trovarne un’altra, ottocento persone accalcate in un palazzo”.
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New York Times: “The Italian Paradox on Refugees”