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Sutherland (Onu): “Se l’Europa vuole crescere deve aprire agli immigrati”

Il big dell’economia mondiale guida il Global Forum on Migration and Development. “Sviluppare stati  multiculturali, non continuiamo a coltivare il senso della nostra omogeneità”

Roma – 25 giugno 2012 – Se l’Unione Europea vuole crescere deve aprire all’immigrazione,  gli Stati membri devono diventare più multiculturali.

È la ricetta suggerita qualche giorno fa da Peter Sutherland, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per le migrazioni, nel corso di un’audizione alla camera dei Lords, in Gran Bretagna. L’immigrazione, infatti, è “una dinamica cruciale per la crescita economica di alcuni stati Ue, nonostante possa essere difficile spiegarlo ai cittadini di questi Stati”.

A giudicare dal curriculum di Sutherland, non è il caso di prendere sotto gamba i suoi suggerimenti.  È stato direttore generale del GATT e della World Trade Organization,  commissario europeo per la competizione, Presidente non esecutivo di Goldman Sachs,  presidente di British Petroleum, è spesso presente alle riunioni del gruppo Bilderberg e della Trilateral Commission. Ora guida il Global Forum on Migration and Development, che riunisce i rappresentanti di 160 Paesi.

Secondo lui invecchiamento e declino della popolazione autoctona in Germania o nei paesi dell’Europa meridionale (come l’Italia) sono “argomenti chiave, ed esito a usare questa parola perché è stata attaccata, per lo sviluppo di stati multiculturali. È impossibile pensare che il grado di omogeneità implicito nell’argomentazione opposta possa sopravvivere, perché gli stati devono diventare stati più aperti, in relaziona alle persone che vi abitano. Così come ha dimostrato il Regno Unito”.

L’Ue, rischia ora di perdere il treno. “Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento, dai paesi che selezionavano gli immigrati, agli emigranti che selezionano i paesi. E la capacità dell’Europa di competere a livello globale per attirare questi lavoratori è a rischio”. Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda sono più atttraenti perchè “sono società di immigrati. Riescono ad accomodare più prontamente coloro che vengono da altri background, rispetto a noi, che continuiamo a coltivare il senso della nostra omogeneità e differenza dagli altri” ha sottolineato l’esperto.

Sutherland ha auspicato che gli stati europei lavorino collaboino di più nelle politiche dell’immigrazione e ha criticato il tentativo della Gran Bretagna di tagliare gli ingressi con una stretta sui visti. Ha chiesto inoltre che l’Ue di non punti solo su immigrati altamente qualificati, dicendo che “anche chi è al livello più elementare dovrebbe avere la possibilità di scegliere di studiare o lavorare in un altro Paese”.

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