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Tassa sui licenziamenti. L’Inps: “Non riguarda il lavoro domestico”

Secondo l’Istituto di previdenza,  per colf, badanti e babysitter non si versa il contributo introdotto dalla Riforma Fornero. È il parere espresso ufficiosamente anche dagli esperti del Ministero del Lavoro

Roma – 12 febbraio 2013 –  Il ministero del Lavoro ha disinnescato ufficiosamente la bomba la scorsa settimana, facendo filtrare il parere che la tassa sui licenziamenti introdotta dal primo gennaio dalla Riforma Fornero non colpisce i datori di lavoro domestico.

Associazioni dei datori e sindacati hanno tirato un sospiro di sollievo. Da una lato, famiglie e pensionati hanno evitato un salasso che poteva arrivare a millequattrocentocinquanta euro, dall’altro colf badanti e babysitter regolari si sono messe al sicuro da prevedibili pressioni verso le dimissioni volontarie.

Al di là delle indiscrezioni, si attende ancora, però, un comunicato ufficiale del ministero. Annunciato già giovedì scorso, sembra essersi perso per i corridoi di via Fornovo. E senza un “pezzo di carta” a cui appoggiarsi, a qualche pignolo potrebbe venire il dubbio che il pericolo non è passato.

Intanto, però, si è fatta avanti l’Inps. Nella circolare dell’Istituto che venerdì ha ridefinito l’importo dei contributi per i lavoratori domestici, ci sono anche tre righe illuminanti, perchè sposano il parere espresso (finora solo a voce) dagli uffici che fanno capo a Elsa Fornero.

Dice la circolare: “Relativamente al contributo dovuto in caso di interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato previsto al comma 31, art. 2, legge 28 giugno 2012, n. 92, come modificato dal comma 250, art. 1, legge 24 dicembre 2012, n. 228, si ritiene che lo stesso non sia applicabile al rapporto di lavoro domestico, attese le peculiarità di quest’ultimo”.

EP
 

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