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Tassa sui permessi di soggiorno, immigrati rimborsati

“Accoglimento totale” per il ricorso presentato a Napoli da una famiglia straniera insieme a Inca Cgil. Avrà indietro i soldi pagati ingiustamente. Ma in ballo ci sono mezzo miliardo di euro 

 

Roma – 20 febbraio 2017 – Chi ha eseguito un pagamento non dovuto ha diritto ad avere indietro i soldi. Lo dice il Codice Civile e vale anche milioni di cittadini stranieri in Italia che per anni, chiedendo o rinnovando il loro permesso di soggiorno, hanno pagato ingiustamente 80, 100 o 200 euro in più. 

È il caso dei Compaore, padre operaio e madre casalinga originari del Burkina Faso che vivono insieme a sei figli a Melito, nel napoletano. Una famiglia alla quale ora lo Stato dovrà restituire quei soldi, come ha ordinato pochi giorni fa la prima sezione Civile del Tribunale di Napoli (ecco la sentenza).

Facciamo un passo indietro. Dallo scorso ottobre, il contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno non si paga più. È stato cancellato perché era illegittimo,  in quanto sproporzionato e d’ostacolo ai diritti degli immigrati. L’ultima parola l’ha detta il Consiglio di Stato, al termine di una battaglia legale durata anni e condotta da Inca e Cgil.

Intanto, il patronato e il sindacato hanno anche promosso in tutta Italia una serie di ricorsi pilota per far rimborsare agli stranieri quanto già pagato illegittimamente in passato. Uno di quei ricorsi è stato sottoscritto dai Compaore, che il 16 febbraio hanno vinto con un’ordinanza di “accoglimento totale”. 

Il giudice Fabio Maffei ha ripercorso tutta la vicenda legale della tassa sui permessi di soggiorno, attraverso i tre pronunciamenti (Corte di Giustizia Europea, Tar del Lazio e Consiglio di Stato) che l’hanno demolita. Alla luce di quelle decisioni, scrive, “non può che ribadirsi che le disposizioni che determinano la misura del contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno, nei limiti indicati, sono del tutto illegittime”. 

I Compaore hanno chiesto quindi a ragione “la restituzione di somme indebitamente versate alla pubblica amministrazione”. Per questo, il Ministero dell’interno e dell’Economia dovranno ora versare loro complessivamente 500 euro più interessi, oltre a pagare tutte le spese legali. 

Stavolta sono 500 euro, altri rimborsi più o meno corposi (dipende dalle ricevute di versamento allegate) arriveranno probabilmente con gli altri ricorsi pilota di Inca e Cgil. La posta in palio è però immensamente più alta, visto che la tassa sui permessi di soggiorno è costata complessivamente agli immigrati quasi mezzo miliardo di euro. 

Il governo continua a fare orecchie da mercante, probabilmente ritiene più “conveniente” restituire il maltolto solo quando glielo ordina un giudice. A Napoli si è però aperta una breccia che sarà molto difficile riparare.

Elvio Pasca

 

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