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Tassa sui permessi. Il sindaco di Sicignano: “La pago io”

Un comune campano contro la legge sulla sicurezza. Ronde vietate e tasse sui rinnovi a carico del primo cittadino Roma – 24 luglio 2009 – La risposta alle ordinanze anti immigrati dei sindaci leghisti arriva da Sicignano degli Alburni, poco più di tremila abitanti in provincia di Salerno.

In questo paese, dove il 10% dei residenti sono immigrati, si vive secondo il  sindaco Alfonso Amato “una vera integrazione”. E in nome della convivenza pacifica e dell’uguaglianza dei diritti tra italiani e stranieri a Sicignano non si applicheranno tre punti chiave della nuova legge sulla sicurezza.

È scritto in altrettante ordinanze firmate dal sindaco ai primi di luglio, subito dopo il via libera alla legge in Parlamento.

“Per l’intero territorio comunale – recita la prima – è categoricamente vietato ogni e qualsivoglia ricorso alle ronde”. Una scelta giustificata dal fatto che Sicignano “si è sempre distinto per l’assoluta civiltà dei suoi abitanti (cittadini italiani e cittadini-fratelli stranieri)” e quindi “non ha bisogno alcuno né di ronde né di delegare a privati l’imprescindibile funzione di tutela della convivenza civile”.

Le altre due ordinanze sono invece dedicate ai nuovi contributi sulle domande per la cittadinanza (200 euro) e per il rilascio dei permessi di soggiorno (da 80 a 200).  Tasse, recitano i provvedimenti, “assolutamente spropositate e smoderatamente esose”, che potrebbero addirittura ostacolare la presentazione delle domande da parte dei “fratelli stranieri”.

La soluzione? Gli immigrati non sborseranno un euro, perché le tasse su permessi e cittadinanze verranno versate “tramite prelievo dall’ indennità di carica del sindaco”. Il primo cittadino ha deciso insomma di tagliarsi lo stipendio pur di non far pagare gli immigrati contributi che ritiene ingiusti.

Al di là della sostenibilità dell’iniziativa (l’indennità del sindaco di un paesino non è certo milionaria…), la battaglia di Sicignano non finisce qui. Amato vuole coinvolgere anche altri sindaci e lanciare un referendum abrogativo  contro il reato di immigrazione clandestina: “Un’offesa – dice – alla cultura giuridica del nostro Paese,  incriminare una persona perché è nata in Africa anzichè in Italia è una bestialità”.

Elvio Pasca

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