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Tassa sul permesso di soggiorno, è caos prima della nuova sentenza

Si paga o no? “Chi può, aspetti”, consigliano i patronati, in attesa della decisione del Consiglio di Stato. “Immigrati disorientati e arrabbiati”

  +++AGGIORNAMENTO+++

Nuovo stop alla tassa sul permesso di soggiorno, respinto il ricorso del governo

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Roma  – 6 ottobre 2016 – Il ballo della tassa sui permessi di soggiorno è così vorticoso da far girar la testa. 

Il contributo da 80 a 200 euro su rilasci e rinnovi, giudicato sproporzionato un anno fa  dalla Corte di Giustizia Europea e cancellato dal Tar del Lazio lo scorso maggio, a metà settembre è stato reintrodotto in via cautelare dal Consiglio di Stato, che il 13 ottobre dovrà però decidere se confermare o no, sempre temporaneamente, quella decisione. Le Questure, intanto, chiedono i soldi. La situazione si fa caotica, sia per gli immigrati che per chi li aiuta a presentare le domande. 

“Stiamo consigliando a chi deve rinnovare il permesso di attendere almeno la prossima settimana, quando si esprimerà il Consiglio di Stato.  Facciamo fare il versamento solo a quelli che hanno urgenza a presentare la domanda o a farsi consegnare il permesso dalla Questura” dice a Stranieriinitalia.it Pino Gulia, responsabile immigrazione dei patronati Acli, secondo il quale però molti utenti “sono disorientati, fanno fatica a capire quello che sta succedendo”. 

E le Questure informano? “Hanno messo degli avvisi, ma soprattutto hanno chiesto a tutte le associazioni del territorio di informare gli immigrati. I nostri operatori si trovano però tra l’incudine e il martello, sono loro che hanno il rapporto diretto con gli utenti, immaginate che succederebbe se chiudessimo gli sportelli e dicessimo a tutti di andare a chiedere spiegazioni alle Questure…”

Anche agli sportelli dell’Anolf Cisl di Milano, la regola è “chi può, aspetti”, come ci conferma il presidente Maurizio Bove: “Se c’è tempo è meglio non rischiare di versare la tassa per poi magari dover chiedere un rimborso se i giudici decidono di cancellare di nuovo la tassa. I cittadini stranieri però sono disorientati e arrabbiati, soprattutto quelli che avevano presentato la domanda nei mesi scorsi senza pagare e ora devono fare l’integrazione”. 

In realtà, sottolinea Bove, la maggior parte sarebbe pure disposta a pagare un contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso. “Deve però essere proporzionato, versare 100 euro per un permesso che dura solo un anno è un’esagerazione. Se non si abbassano i prezzi almeno si allunghi la durata dei permessi di soggiorno, tornando a due o quattro anni come prima della Bossi-Fini, così i rinnovi sarebbero meno frequenti”. 

Intanto Inca e Cgil, che hanno promosso il ricorso contro la tassa sul permesso di soggiorno e il 13 ottobre saranno in udienza, continuano la loro mobilitazione. Dopo Terni, Modena, Arezzo, Bergamo e altre province italiane, oggi pomeriggio tocca a Firenze, con un presidio davanti alla prefettura. “I cittadini stranieri che incontriamo ogni giorno hanno diritto a un atteggiamento coerente, ad una normativa chiara e in linea con quanto a loro dovuto secondo il diritto nazionale ed europeo” scrivono Maurizio Brotini di Cgil Toscana e Giorgio Cartocci di Inca Cgil Toscana.

“C’è la necessità di far sentire la voce di tutte queste persone che si affidano a noi con fiducia e che affianchiamo nelle loro pratiche di soggiorno. Ci muoveremo perché la nostra voce sia anche la loro voce e lotteremo insieme per superare questo scoglio e portare avanti i diritti dei lavoratori e dei cittadini stranieri in Italia. Richieste legittime – sottolineano Brotini e Cartocci – non si fermano di fronte ad interlocutori sordi”.

Elvio Pasca

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