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Tassista? No se sei straniero

Abdelhamid Ben el Ouja ci ha provato, ma i regolamenti comunali di Firenze e Lucca riservano la professione agli italiani.  “È una discriminazione” Roma  – 15 gennaio 2007 – Dimenticate tutti gli immigrati che sui loro cab gialli scorazzano per le strade di New York,  qui da noi per un cittadino straniero diventare tassista può essere un’impresa impossibile. Ne sa qualcosa Abdelhamid Ben el Ouja, Hamid per gli amici, un tunisino che vive ormai da venti  anni a Empoli.

Hamid ha un carta di soggiorno in tasca, una bambina  che va a scuola, una casa di proprietà e qualche risparmio da parte. La scorsa primavera crede che sia arrivato il momento giusto per lasciare il suo impiego in un’azienda agricola e realizzare il sogno di mettersi in proprio come tassista.

L’occasione sembra dietro l’angolo, visto per la prima volta dopo venti anni il comune di Firenze ha messo in palio sessanta nuove licenze. “Sapevo che le richieste sarebbero state tante, ma ho deciso di provarci lo stesso” racconta Hamid. Ma a quella gara non viene nemmeno ammesso.

“La commissione giudicatrice – si legge in una lettera inviatagli dal Comune – ha disposto la sua esclusione dal concorso, in quadro Ella non è in possesso della cittadinanza italiana o di uno degli stati membri dell’Unione Europea”,  requisito che, a onor del vero, era specificato sul bando. Anche il regolamento comunale per il servizio taxi, del resto, specifica che l’esercizio della professione è riservato ai “cittadini italiani od equiparati” .

Hamid non si perde d’animo. “Visto che a Firenze mi era andata male, ho provato a Lucca. Non c’erano bandi per nuove licenze, così ne ho cercata una in vendita facendomi aiutare da un’agenzia” racconta. L’intermediazione gli costa 500 euro, ma sembra dare i suoi frutti quando salta fuori un tassista prossimo alla pensione pronto a vendere la sua licenza per 70mila euro.

Anche stavolta, però, il Comune ferma tutto. Come scrive un dirigente del settore Sviluppo Economico, per ottenere l’ok alla cessione della licenza Hamid dovrebbe presentare “una dichiarazione, rilasciata dall’ufficio tunisino competente in materia o dal Consolato Tunisino, dalla quale risulti che la Nazione Tunisina riconosce ai cittadini italiani il diritto di esercitare l’attività di tassista”. Il requisito della reciprocità è previsto dal regolamento comunale.

Il nostro aspirante tassista, caparbio, chiama allora il suo consolato, ma dall’altro capo del telefono cascano dalle nuvole. “Mi hanno detto che non sanno come rilasciarmi quella dichiarazione, perché pare che non esistono accordi su questa materia [d’altronde, non saranno molti i tassisti italiani a Tunisi… n.d.r.]. A questo punto non so più dove sbattere la testa”, ammette.

I regolamenti per il servizio taxi a Firenze e Lucca sono stati emanati sulla  base della legge quadro nazionale 21/1992 e della legge regionale 67/1993, testi nei quali non si fa riferimento alla cittadinanza dei conducenti. Sarebbero stati quindi i Comuni a decidere di introdurre quelle restrizioni, forse per analogia con il divieto di assumere stranieri nella pubblica amministrazione.
 
Ad Hamid in realtà importa poco scoprire chi è il colpevole. “Secondo me, questa è una discriminazione. Sono una persona onesta, pago le tasse e vorrei solo avviare un’attività. Sto chiedendo di guidare un taxi, non di diventare poliziotto. Vi sembra giusto tagliarmi fuori?” 

Elvio Pasca


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