Roma – 8 ottobre 2013 – ''Parlando con i ragazzi mi sono accorto che sia in Francia che in Italia la prima volta che vengono a contatto con la storia delle popolazioni africane e' quando si parla di schiavitù. Questo e' l'esempio di come il razzismo sia nascosto nella tradizione, nell'inconscio, nel fatto che e' stato costruito per dare una giustificazione allo sfruttamento".
Così il calciatore campione del mondo Lilian Thuram ha raccontato ieri a Radio 24 il lavoro della sua Fondazione contro il razzismo, impegnata anche nelle scuole.
"Dobbiamo far conoscere meglio ai nostri ragazzi la storia, spiegare che c'è una cultura che inizia molto prima della schiavitù. È giusto parlare di questo anche in Italia, perchè il mondo sta cambiando, l'Italia sta diventando un Paese multicolore, e se non lo fa avrà dei problemi in futuro''.
Thuram ha parlato anche di razzismo negli stadi: ''Io credo che lo stadio sia l'immagine della societa', il calcio non e' fuori dal mondo. Dal razzismo nello stadio possiamo capire tante cose. Quelli che fischiano i giocatori neri negli stadi e' come se dicessero, ''sei un giocatore, sei famoso, hai tanti soldi, ma ricordati che sei sempre un nero, e io sono bianco e saro' sempre superiore a te'. Questo e' molto pericoloso, e' un razzismo anche inconscio, che per chi lo subisce e' violenza pura".
"Quando succede ai bambini – ha concluso l'ex calciatore – questo ne mina l'autostima, gli fa abbassare le loro aspettative sul futuro, e li fa reagire con rabbia a loro volta. Questo non e' bene per la società".