Milano, 4 gennaio 2013 – Un calcio contro il razzismo. E' questo il senso che si potrebbe dare al gesto di rabbia che ha avuto Boateng. Durante l'amichevole di ieri tra Pro Patria e Milan, definitivamente interrotta a causa del ritiro dal campo dei rossoneri, una minoranza di tifosi della Pro Patria ha infatti rivolto ai giocatori di colore del Milan insulti razzisti. La squadra di Allegri, per dare un segnale forte, ha così deciso di non tornare sul terreno di gioco.
Per il sindaco di Busto Arsizio, Gianluigi Farioli, "senza alcuna ipocrisia, ma con la fermezza di chi sa di amministrare una città matura e civile, posso dire che la festa a cui la città e Pro Patria si erano preparate da tempo e a cui hanno partecipato molte famiglie e bambini è stata rovinata da un'insostenibile e ingiustificabile sparuta minoranza di deficienti che Pro Patria mi assicura non essere tifosi della squadra".
Tuttavia, secondo il primo cittadino, "non può passare sotto silenzio che il 99% dei tifosi e delle famiglie si è alzato applaudendo al gesto dei giocatori che uscivano e isolando la minoranza" da cui sono partiti gli insulti.
"Pur essendo evidente che la gerarchia delle responsabilità è chiarissima, in questo mondo ognuno deve saper svolgere il suo ruolo con professionalita' – precisa Farioli – La reazione spropositata, anche se umanamente comprensibile di Boateng, che ha lanciato un pallone a 200 km orari contro la curva dove c'erano anche molti bambini, è una reazione comprensibile ma non giustificabile per un professionista". Per il sindaco è comunque mancata una "gestione della situazione":
"L'arbitro – conclude – avrebbe dovuto chiamare i capitani ai primi segnali e far fare una comunicazione avvertendo del rischio di sospendere la partita".
Intanto sul proprio sito internet, il Milan scrive: ''I 'buu' razzisti piccoli piccoli di oggi non potevano rimanere impuniti. A condannarli la vergogna che si deve saper provare quando, a causa di pochi, si sottrae a molti un sereno pomeriggio di sport".
"E' vergognoso che accadano ancora certe cose" ha commentato in un tweet proprio Boateng che, al 26' del primo tempo, si è tolto la maglia lasciando il campo dopo i cori razzisti indirizzati a lui e ad altri suoi compagni.
"Non si può tollerare un situazione di questo tipo, era solo una partita amichevole", ha detto il capitano del Milan Massimo Ambrosini . "Continuare con un clima del genere era impossibile – ha precisato – serviva un segnale". Il capitano rossonero ha però poi assicurato che il Milan tornerà a giocare a Busto Arsizio per rispetto di quei tifosi presenti in tribuna che con i cori razzisti non hanno nulla a che vedere.
L'allenatore Massimiliano Allegri ha spiegato: "Siamo dispiaciuti e amareggiati per quello che è successo, però credo che il Milan abbia fatto la scelta giusta a non rientrare più in campo per rispetto verso tutti i giocatori e tutti quelli di colore diverso che ci sono nel mondo del calcio e in generale".
Per il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete "qualsiasi sanzione e qualsiasi provvedimento non potranno cancellare lo sdegno per un episodio inqualificabile e intollerabile del quale, peraltro, la Federazione ha già investito la Procura federale per accertare le responsabilità e collaborare con le Forze dell'Ordine al fine di individuare e punire i comportamenti razzisti di sedicenti tifosi che hanno rovinato a Busto Arsizio una partita amichevole che voleva essere una festa del calcio onorata da una delle società più prestigiose al mondo".