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Torino: i rifugiati cercano famiglia

Il Comune ha chiesto ai torinesi ospitalità per le persone che fuggono da Paesi devastati dalle guerre.

 Torino – 31 gennaio 2008 – Cercansi famiglie torinesi, o single, disposti a ospitare rifugiati politici. Il Comune ha chiesto aiuto ai cittadini per contribuire a far fronte all’emergenza umanitaria. Ha invitato gli autoctoni a offrire vitto, alloggio e accompagnamento sociale alle persone che fuggono da paesi devastati da guerre civili o altre situazioni drammatiche.
E risposta c’è stata. Tra pochi giorni alcuni tra i profughi del Darfur e altri rifugiati politici potranno trovare ospitalità nelle case di famiglie torinesi. L’ufficio stranieri e le associazioni umanitarie coinvolte dalla città nei programmi di assistenza stanno esaminando i casi più idonei all’applicazione pratica.

Nel primo anno di sperimentazione saranno venti i rifugiati che potranno usufruire della delibera approvata due giorni fa dalla giunta comunale di Torino. Mentre in lista d’attesa per avere una sistemazione sono in 150. Il Comune contribuirà alle spese delle famiglie con un assegno di 300 euro al mese e ne darà altri 100 all’associazione umanitaria coinvolta nel percorso di ambientamento in Piemonte. L’importo stanziato per l’avvio della sperimentazione è di 96 mila euro, con fondi del ministero dell’Interno.
L’atto prevede che rifugiati e richiedenti asilo possano essere accolti, per un periodo di sei mesi, prorogabile ad un massimo di dodici, da famiglie o single residenti a Torino o nei comuni della prima cintura. L’ospitalità riguarderà alcuni profughi del Darfur che da mesi vivono in una palazzina occupata in via Bologna. Ma l’iniziativa coinvolge anche rifugiati di altre aree dell’Africa, in aumento negli ultimi mesi.

Il capoluogo piemontese è da tempo inserito nel Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) finanziato dal ministero degli Esteri. Nel 2007 in città si è registrato un flusso migratorio di molti giovani di 25-28 anni, specialmente dal Sudan, dall’Eritrea e dall’Etiopia.
Attualmente Torino offre ai profughi 148 posti (ripartiti tra la Casa del Mondo Unito, l’Arci e il Sermig), ma nel 2007 sono stati trattati 420 casi. Intanto, i tecnici comunali, in collaborazione con i funzionari del ministero dell’Interno sono alla ricerca di un edificio da ristrutturare e arredare come foresteria aggiuntiva in caso di necessità per emergenze umanitarie.

A.I.

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Torino: i rifugiati cercano famiglia

Il Comune ha chiesto ai torinesi ospitalità per le persone che fuggono da Paesi devastati dalle guerre.

 Torino – 31 gennaio 2008 – Cercansi famiglie torinesi, o single, disposti a ospitare rifugiati politici. Il Comune ha chiesto aiuto ai cittadini per contribuire a far fronte all’emergenza umanitaria. Ha invitato gli autoctoni a offrire vitto, alloggio e accompagnamento sociale alle persone che fuggono da paesi devastati da guerre civili o altre situazioni drammatiche.
E risposta c’è stata. Tra pochi giorni alcuni tra i profughi del Darfur e altri rifugiati politici potranno trovare ospitalità nelle case di famiglie torinesi. L’ufficio stranieri e le associazioni umanitarie coinvolte dalla città nei programmi di assistenza stanno esaminando i casi più idonei all’applicazione pratica.

Nel primo anno di sperimentazione saranno venti i rifugiati che potranno usufruire della delibera approvata due giorni fa dalla giunta comunale di Torino. Mentre in lista d’attesa per avere una sistemazione sono in 150. Il Comune contribuirà alle spese delle famiglie con un assegno di 300 euro al mese e ne darà altri 100 all’associazione umanitaria coinvolta nel percorso di ambientamento in Piemonte. L’importo stanziato per l’avvio della sperimentazione è di 96 mila euro, con fondi del ministero dell’Interno.
L’atto prevede che rifugiati e richiedenti asilo possano essere accolti, per un periodo di sei mesi, prorogabile ad un massimo di dodici, da famiglie o single residenti a Torino o nei comuni della prima cintura. L’ospitalità riguarderà alcuni profughi del Darfur che da mesi vivono in una palazzina occupata in via Bologna. Ma l’iniziativa coinvolge anche rifugiati di altre aree dell’Africa, in aumento negli ultimi mesi.

Il capoluogo piemontese è da tempo inserito nel Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) finanziato dal ministero degli Esteri. Nel 2007 in città si è registrato un flusso migratorio di molti giovani di 25-28 anni, specialmente dal Sudan, dall’Eritrea e dall’Etiopia.
Attualmente Torino offre ai profughi 148 posti (ripartiti tra la Casa del Mondo Unito, l’Arci e il Sermig), ma nel 2007 sono stati trattati 420 casi. Intanto, i tecnici comunali, in collaborazione con i funzionari del ministero dell’Interno sono alla ricerca di un edificio da ristrutturare e arredare come foresteria aggiuntiva in caso di necessità per emergenze umanitarie.

A.I.

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