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Torino: il sindaco pronto a vendere l’edificio occupato dai profughi

Chiamparino: “Vadano via dall’edificio. I fondi sono finiti”. L’ONU chiede spiegazioni sull’improvviso pugno di ferro. Roma, 18 agosto 2010 – Scoppia a Torino la polemica tra il sindaco Chiamparino e l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, sulla decisione del primo cittadino di cacciare i profughi dal palazzo occupato.

La questione è nata quando Chiamparino ha deciso di vendere l’immobile (l’ex clinica San Paolo) per far cassa chiedendo alle autorità di far sgombrare l’edificio occupato. Immediato l’intervento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite che attraverso Laura Boldrini, ha chiesto di non procedere se prima non si fosse definita la situazione dei rifugiati.

In un’intervista al Corriere della Sera, il sindaco del Pd, Chiamparino, ha tenuto a precisare la sua posizione, spiegando di aver fatto tutto il possibile per sistemare i 300 profughi arrivati un mese fa ma che ora “sono finiti i fondi e non si può più gestire la situazione nè tanto meno lasciarli li”. Infine Chiamparino ha voluto sottolineare con forza: ”Noi, i rifugiati, intendiamo aiutarli, non li cacciamo, prima di alzare il dito, la portavoce dell’Onu s’informi bene”.

La Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato, ha precisato che “non c’era nessuna volontà di esprimere giudizi o voti sull’operato del sindaco ma semplicemente di voler ricevere dei chiarimenti in merito".

La situazione a Torino si protrae da tempo, da quando i 300 profughi tra somali ed eritrei hanno occupato l’ex clinica e il sindaco li fece spostare tutti nell’ex caserma di via Asti, attivando anche un piano per l’integrazione e relativi aiuti. Il piano fu accettato solo da 230 profughi mentre gli altri 70 hanno continuato ad occupare l’ex clinica fino a pochi giorni fa.

Marco Iorio

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