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Torna il Primo Marzo, “per i diritti, contro razzismo, frontiere e sfruttamento”

Eventi in tutta Italia per la quinta edizione dello "Sciopero degli Stranieri", "estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente". Partendo da un bilancio del 2013 tutt’altro che positivo, tra stragi del mare, Cie  e promesse mancate su riforma della cittadinanza e voto agli immigrati

Roma,  1 marzo 2014 –  Torna il Primo Marzo, con eventi in tutta Italia per “rinnovare l’impegno e la lotta per i diritti, contro il razzismo, le frontiere e lo sfruttamento”.

È giunta ormai alla quinta edizione la giornata di mobilitazione nata nel 2010, insieme a un’esperienza simile d’Oltralpe,  l’occasione per pensare come starebbe (male) l’Italia senza immigrazione, un più che altro simbolico “sciopero degli stranieri”. “Stranieri – puntualizzano gli organizzatori – non dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà”.

A questa mobilitazione “dal basso” aderiscono associazioni , sindacati e semplici cittadini organizzati in una rete di comitati territoriali.

L’appello lanciato per questa edizione parte da un bilancio del 2013, anno in cui la crisi economica ha colpito soprattutto “i soggetti più deboli e ricattabili. E la maggior parte dei migranti si colloca a pieno titolo in questa categoria”, anche perchè la loro permanenza in Italia alla sussistenza di un contratto di lavoro. Questo mentre l’Italia è sempre più “per i richiedenti asilo un paese di transito, ma le sue frontiere, in molti casi passaggi obbligati per chi aspiri ad entrare nella Fortezza Europa, continuano a rivelarsi come luoghi di morte”.

La Rete Primo Marzo punta poi il dito contro “il sistema Cie, unanimemente riconosciuto come disumano, costoso e persino incapace rispetto agli scopi assegnati”. E contro il tradimento degli obiettivi della campagna “L’Italia sono anch’io”: “La tanto attesa nuova legge sulla cittadinanza, che dovrebbe contemplare il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, non c’è ancora. Di quella per riconoscere il diritto di voto amministrativo agli immigrati non si parla più”.

“Il disinteresse e l’inazione complessivi del Governo e del Parlamento sul tema immigrazione hanno fatto sì che ad oggi nel concreto poco sia cambiato” si legge ancora nell’appello. Che poi rilancia una lunga serie di proposte:

1. Una nuova legislazione in materia di immigrazione.
2. La cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia.
3. Il diritto di voto amministrativo e regionale per stranieri residenti.
4. Instaurazione di corridoi umanitari. Legge sull’asilo politico. Accoglienza degna ed effettiva.
5. Pieno riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare più ampio e meno restrittivo.
6. Rispetto dei diritti dei lavoratori e lotta al caporalato e allo sfruttamento lavorativo.
7. Libera circolazione; abrogazione degli accordi bilaterali di respingimento e rimpatri. Abolire dispositivi di monitoraggio e di controllo militari del mediterraneo come il Frontex.
8. Chiusura immediata di tutti i Cie.
9. Impegno per una informazione qualitativamente e formalmente corretta rispetto alle questioni che riguardano l’immigrazione.

 

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