Servirà a tutelare i nuovi schiavi. Appena adottato dal governo, “è propedeutico al nuovo programma unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale”.
Roma – 29 febbraio 2016 – Costrette a prostituirsi, mandate a chiedere l’elemosina, schiavizzate nei campi per paghe da fame. Sono le vittime dei trafficanti di uomini, anche in Italia. E ora l’Italia prova a dotarsi degli strumenti giusti per salvarle.
Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il primo “Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani”, che definirà strategie pluriennali di prevenzione e contrasto contro un fenomeno che le statistiche riescono a fotografare solo in parte. Verranno previste anche azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione sociale, all’emersione e all’integrazione sociale delle vittime.
Il Piano, ha spiegato il governo, “è propedeutico alla emanazione del nuovo programma unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale e le relative modalità di attuazione e finanziamento”. Era previsto dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, che ha recepito una direttiva europea su questa materia,
Il GRETA, organismo del Consiglio d’Europa, ha accusato l’Italia di “insufficiente attenzione” nei confronti delle vittime della tratta e di non perseguire adeguatamente i loro carnefici. I dati in arrivo dal nostro Paese sembrano concentrarsi soprattutto su donne e minori sfruttati sessualmente, tralasciando aspetti come il caporalato in agricoltura, lo sfruttamento nei lavoratori domestici, il racket dell’elemosina.
Inoltre, notava il rapporto del Greta, i colpevoli la fanno franca: migliaia di processi, poche decine di condannati, a casa di una legislazione insufficiente e di scarsa cooperazione giudiziaria con i Paesi extraue. L’Italia, concludeva il rapporto, dovrebbe “adottare con urgenza un piano d’azione nazionale che definisca priorità, obiettivi, attività concrete e responsabili per la loro attuazione”. Ora finalmente sembriamo muoverci nella giusta direzione.
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