Roma – 23 agosto 2011 – C’è un tesoretto sfuggito a Tremonti, vale tre miliardi l’anno e potrebbe aiutare l’Italia a uscire dalla crisi. Basterebbe una norma di poche righe, inserita nella manovra, che preveda la regolarizzazione dei lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno.
Quanti sono? Difficile dirlo, ma anche l’ultima prudente stima dell’Ismu, che fissa l’asticella oltre quota cinquecentomila, fotografa un esercito immenso di persone. Tagliate fuori dall’ultima sanatoria e dall’ultimo decreto flussi, perché non erano lavoratori domestici o cittadini di Paesi che hanno accordi con l’Italia, non vedono l’ora di uscire alla luce del sole.
Dando loro questa chance, l’Italia si regalerebbe un bel po’ di soldi in più di quelli racimolati con molti dei contestati tagli all’esame del Parlamento. Ipotizziamo mezzo milione di adesioni. Per la regolarizzazione di ogni lavoratore si potrebbe chiedere, come due anni fa, un contributo una tantum di cinquecento euro, che frutterebbe subito duecentocinquanta milioni di euro.
Ma il vero guadagno per il Paese sarebbe quello, decisamente più consistente e duraturo, rappresentato da mezzo milione di nuovi contribuenti. È sempre l’Ismu a stimare che ogni immigrato regolare versa in media quasi seimila euro l’anno tra tasse e contributi. La regolarizzazione porterebbe quindi nelle casse dello Stato tre miliardi di euro ogni anno.
“Una scelta di questo tipo sarebbe anche un passo avanti importante per l’ integrazione. Darebbe la possibilità a centinaia di migliaia di immigrati che vivono e lavorano in Italia di contribuire al benessere della loro nuova patria” commenta Gianluca Luciano, amministratore unico della casa editrice Stranieri in Italia. “Speriamo – conclude – che la classe politica abbia la fantasia e l’intelligenza di cogliere questa occasione”.
Stranieriinitalia.it
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