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Trieste. La Uil: “Grave errore chiusura ambulatorio per stranieri”

"Apre uno scenario di incertezza rispetto alla tutela della salute dei singoli e della collettività" Trieste, 23 giugno 2010 – La Uil di Trieste stigmatizza la delibera dell’Azienda sanitaria numero 1 Triestina di chiudere, dal 21 giugno scorso, l’ambulatorio per stranieri della citta’, dopo quelle gia’ avvenute nelle altre tre province della regione: Udine, Gorizia e Pordenone.

”La chiusura dell’ambulatorio per gli stranieri di Trieste – afferma il sindacato in una nota – e’ un grave errore e apre uno scenario di incertezza rispetto alla tutela della salute dei singoli e della collettivita”’. La decisione segue la comunicazione inviata dall’avvocatura regionale che, interpellata dopo lo scontro politico innescato dal capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale, Danilo Narduzzi, ha affermato il principio per cui non possono esistere servizi e strutture specificamente dedicati a tipologie di utenti quali gli stranieri non regolarmente soggiornanti.

Michele Berti, responsabile Immigrazione della Uil di Trieste, commenta cosi’ la chiusura: "la scelta dell’ASS numero 1 di allestire un ambulatorio dedicato, percepito come luogo protetto, gestito da personale competente e affidabile, in cui e’ garantita la privacy, ha rappresentato per piu’ di 10 anni una soluzione efficace, in grado di tutelare il principio della salvaguardia della salute individuale e collettiva.

Giova ricordare – prosegue Berti – che il regolamento di applicazione della Bossi-Fini sullo specifico punto afferma esplicitamente che le regioni individuano le modalita’ piu’ opportune per garantire l’erogazione delle cure urgenti, essenziali e continuative agli stranieri irregolari. Dunque, non di privilegi a favore degli stranieri irregolari si trattava, bensi’ solo di scelte di politica sanitaria finalizzate a garantire che determinati diritti di soggetti deboli, comunque costituzionalmente tutelati, fossero garantiti. Ora, azzerata questa prassi, e’ appena da capire – conclude il sindacalista – se gli stranieri irregolari si sentiranno sufficientemente sicuri nell’accedere ai servizi sanitari attraverso modalita’ ordinarie”.

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