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Trieste: sgombero imminente per i richiedenti asilo del Silos che verranno spostati “fuori città”

Roma, 11 giugno 2024 – I richiedenti asilo del Silos di Trieste, costretti a vivere in condizioni precarie, non trovano tregua. Il sindaco Roberto Dipiazza ha firmato un’ordinanza di sgombero della struttura entro quindici giorni, con trasferimento degli ospiti “fuori Trieste”. Questo provvedimento arriva poco prima della visita di Papa Francesco del 7 luglio, un evento che ha visto il pontefice interessarsi alla difficile situazione dei migranti, supportato dal vescovo locale, monsignor Enrico Trevisi.

I migranti del Silos di Trieste verranno trasferiti

Nel provvedimento, i migranti vengono descritti come “soggetti accampati in situazione di precarietà su giacigli improvvisati, tende da campeggio poggianti direttamente sulla grezza pavimentazione”. In realtà, sono persone che arrivano dalla rotta balcanica, richiedenti asilo che avrebbero diritto ad accoglienza e assistenza mentre attendono l’esame delle loro richieste. Nonostante i numeri gestibili, rimangono in stato di totale abbandono per mesi.

Le associazioni triestine come Ics, Linea D’Ombra, International Rescue Committee, Diaconia Valdese, Caritas e San Martino al Campo hanno da tempo denunciato la situazione, ma il sindaco ha dichiarato pubblicamente di non potersi occupare di questa emergenza, concentrandosi sui minori non accompagnati. Adesso, con l’ordinanza di sfratto, il sindaco ha chiesto anche la presenza delle forze di polizia per eseguire lo sgombero. Questo nonostante la prefettura avesse proposto, in una riunione con il questore e le associazioni, un percorso di chiusura graduale del Silos e trasferimento degli ospiti all’Ostello scout di Camposacro, a Prosecco. “Adesso c’è da capire se si tratta di un intervento a gamba tesa o di un gioco delle parti. Lo sgombero è solo altra violenza che si aggiunge a quella che migliaia di persone abbandonate hanno dovuto subire in questi anni”, ha commentato Gianfranco Schiavone di Ics .

Per i migranti, infatti, non c’è una destinazione certa. “E dove andranno coloro che hanno diritto all’accoglienza secondo la legge ma arriveranno i giorni successivi allo sgombero e alla chiusura del luogo?”, si chiede Schiavone. La questione sembra non aver trovato risposta, tanto meno da parte del sindaco Dipiazza.

Secondo Dipiazza, il problema è rappresentato dalla rete di associazioni che offre l’assistenza che il Comune non dà, fungendo da “pull factor” per i migranti. Il sindaco ha anche minacciato ulteriori sgomberi dei magazzini abbandonati del Porto Vecchio, qualora i richiedenti asilo si spostassero lì. “Hanno voluto l’accoglienza diffusa ed è stato un fallimento”, ha dichiarato Dipiazza, criticando la sinistra e suggerendo che l’uso di caserme abbandonate sarebbe stata una soluzione più efficace. Tra l’altro, l’ipotesi di trasferimento dei richiedenti asilo all’ostello di via Gioia, a pochi passi dal Silos, non è stata neanche presa in considerazione. L’edificio, dismesso e riconvertito nel 2022, rimane inutilizzato nonostante potrebbe essere facilmente reso operativo. I consiglieri di opposizione, dopo settimane di attesa, hanno confermato la fattibilità del progetto, ma l’idea non è stata valutata dalle autorità.

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