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Triton più forte e guerra ai trafficanti, così l’Ue vuole fermare le stragi

Oggi i capi di stato e  di governo a Bruxelles per il Consiglio Europeo Straordinario. “La priorità è evitare altre morti”

 
 
Roma – 23 aprile 2015 – “La priorità è evitare che altre persone muoiano in mare”, scrive Donald Tusk nella lettera d’invito ai capi di Stato e di Governo che oggi pomeriggio si riuniranno a Bruxelles per il consiglio europeo straordinario. Un appuntamento chiesto e ottenuto dall’Italia dopo il naufragio di sabato notte nel Canale di Sicilia in cui sono morte oltre 800 persone.
 
“Dobbiamo discutere al più alto livello – spiega Tusk – cosa possiamo fare per portare soccorso immediato. Sappiamo tutti che la migrazione è un tema complesso che può essere affrontato solo intervenendo anche sulle sue cause prime. Ci vorrà tempo, ma sono convinto e dobbiamo farlo e che lo faremo”. 
 
Sul tavolo del Consiglio Europeo ci saranno i 10 punti su cui hanno già trovato un accordo la commissione europea e i ministri dell’Interno e degli Esteri. In cima alla lista ci sono il potenziamento dell’operazione Triton e la lotta ai trafficanti di uomini. 
 
Gli Stati membri si dovranno impegnare a fornire più risorse e mezzi all’operazione coordinata dall’Agenzia Ue per le Frontiere nel Canale di Sicilia, che finora si è dimostrata fortemente sottodimensionata rispetto alle esigenze. Inoltre, dovrebbe essere estesa la sua area operativa che oggi è di 30 miglie dalle coste italiane 
 
Il punto è: Frontex quanto si avvicinerà alle coste della Libia? Diversi Stati membri temono che un dispiegamento simile a quello di Mare Nostrum, la maxi operazione italiana avviata dopo la strage di Lampedusa, fossa diventare un fattore di attrazione per le partenze dei barconi, visto che avrebbero molte più chance di essere intercettati e salvati. 
 
Altrettanto complesso sarà mettere in campo azioni contro i trafficanti. Il piano prevede la distruzione delle imbarcazioni e un’operazione simile a quella condotta contro i pirati davanti alle coste della Somalia. 
 
In entrambi i casi, si tratta insomma di usare la forza, con incursioni anche sul territorio libico. Per farlo bisognerà probabilmente avere un mandato dell’Onu e quindi coinvolgere il consiglio di sicurezza. Inoltre, per quanto queste operazioni possano essere “chirurgiche” ci sarà anche il rischio di colpire degli innocenti: proprio quei migranti che i trafficanti non si faranno scrupoli ad usare come scudi umani
 
Stranieriinitalia.it
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