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Tunisini scomparsi. Depositato un esposto alla Procura di Roma

Dopo mesi di ricerche, alcuni familiari dei 270 giovani “svaniti” dopo il viaggio verso l’ Italia chiedono l’intervento della magistratura. Dovrà accertare se i loro cari hanno mai raggiunto le nostre coste 

Roma – 27 aprile 2012 – Da oltre un anno, mamme e familiari di circa 270 giovani tunisini partiti per l’Italia dopo la rivoluzione non hanno più notizie dei loro cari.

Sostenuti da “Le venticinque undici”, un collettivo di donne, e da altre associazioni, una loro delegazione è da qualche mese in Italia per cercarli. Hanno organizzato manifestazioni e sit-in, sia qui che in Tunisia, hanno incontrato ministri e funzionari, una di loro è riuscita a parlare anche col Presidente Napolitano.

Per ora – spiega una nota dell’Arci – hanno ottenuto che le impronte degli scomparsi fossero fornite per un riscontro dal governo tunisino a quello italiano. Sull’esito di questo confronto le autorità dei due paesi, incomprensibilmente, non si sono ancora espresse, anche se secondo l’associazioni circolano voci contradditorie a riguardo.

Intanto, i familiari si chiedono se il risconto sia stato effettuato sulle impronte di tutti e con la necessaria attenzione. Perché non vogliono rassegnarsi all’idea che i loro cari siano scomparsi nel nulla. Hanno mai raggiunto l’Italia? Sono stati respinti in mare secondo una prassi seguita illegalmente dalle autorità italiane ancora nel 2011? Chiedono risposte.

Adesso, dopo tanti tentativi andati a vuoto, hanno deciso di affidarsi alla magistratura. Alcuni familiari di ragazzi imbarcatisi, in giorni e su barche diverse, nel marzo e all’inizio di maggio del 2011 hanno infatti dato incarico a due avvocati italiani – Simona Sinopoli e Fabio Baglioni – di presentare una denuncia contro ignoti per la loro scomparsa alla Procura della Repubblica di Roma nella speranza che questo serva a mettere in moto indagini più scrupolose.

L’esposto è stato sottoscritto anche dal presidente dell’Arci Paolo Beni e dal Presidente dell’Asgi Lorenzo Trucco.  Basterebbe, sottolinea l’Arci, verificare che un solo ragazzo per barca è arrivato in Italia per trarne l’ovvia conclusione che tutti coloro che occupavano quella imbarcazione hanno raggiunto le nostre coste.

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