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Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

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Tuttiicriminidegliimmigrati.com, quando il razzismo si spaccia per informazione

Online un news- aggregator dove “cinesi, zingari e africani” sono protagonisti solo di fatti di cronaca nera. Ad alimentarlo, i titoli “etnici” tanto amati dalla stampa italiana

Roma – 1 marzo 2013 – Sostengono di non avere finalità discriminatorie e di non essere razzisti. Eppure gli animatori del sito lo scrivono chiaramente: "Qui non troverete crimini commessi da giapponesi, ebrei o aborigeni per il semplice motivo che non ne esistono". A contrario, "troverete quelli di cinesi, zingari e africani". La ragione? "Per il semplice motivo che ne commettono tanti. Troppi".

Si presenta 'bene' pagina internet che ha un titolo parecchio significativo e cioè "Tutti i crimini degli immigrati" (tuttiicriminidegliimmigrati.com) con l'avvertenza che "gli altri parlano di integrazione, noi ve la mostriamo". Poi, come 'valore aggiunto' fa bella mostra di sé la dicitura "hic sunt leones". Dettagli sufficienti a qualificare una pagina web che potrebbe anche finire qui, ma delirio razzista e messaggi – non così impliciti – sull'indole criminale dei migranti soddisfano anche i più esigenti nemici dell’immigrazione.

Quello in commento è un cosiddetto news-aggregator: nessuna 'fatica' degli ideatori, ma una sorta di bacheca in cui vengono quotidianamente ripresi gli articoli, apparsi sulla stampa italiana, in cui si raccontano fatti di cronaca nera che vedono protagonisti gli stranieri residenti in Italia. Ovviamente dal lato attivo della cosa, mica è facile leggere che un senegalese è stato rapinato da un marchigiano. E, quindi, spazio ai pusher albanesi arrestati, al parcheggiatore abusivo che pesta di botte un italianissimo automobilista, alle risse tra egiziani e all'incremento dei furti a causa della presenza rom. Fino al marocchino che massacra la moglie perché sospettata di strizzare l'occhio alla cultura occidentale.

Tutto lecito? Il fatto di essere un assemblatore di notizie altrui attenuerebbe la pesantezza dell'idea, ma è un po' come gli anabolizzanti: finché c'è domanda l'offerta non mancherà mai. E di dopati sembrano essercene tanti se gli articoli postati raccolgono anche migliaia di condivisioni facebook. Nessun riferimento alla politica, però, anche se le dichiarazioni anti rom di Fabrizio Santori, neo consigliere regionale della Destra di Storace nel Lazio, sono state considerate (giovedì 28 febbraio) degne di homepage.

Ora, l'iniziativa è quella che è e l'obiettivo pure. Un portale sull'immigrazione dovrebbe descrivere il fenomeno con completezza, parlare della indispensabilità delle badanti per i senior nostrani, dei migranti che fanno impresa, di quelli impegnati nel sociale e di chi, semplicemente, vive la propria vita e il proprio lavoro nel pieno rispetto delle leggi italiane. Assorbendone in parte i costumi e regalando agli 'indigeni' punti di vista differenti.

Mettere solo in evidenza la cronaca nera, è facile capirlo, ha un fine e, del resto, gli anonimi compilatori fan della purezza dell'identità italica non lo occultano più di tanto. Anzi, lo ostentano. Di qui una riflessione di quelle che impegna la stampa già da un paio di decenni, sulla necessità di sparare in un titolo gli aspetti etnici di un borseggiatore o di uno di quelli che approfittano della calca nei tram dei pendolari per testare la compattezza dei glutei di una impiegata italiana.

Laddove è essenziale ai fini giornalistici, nulla da obiettare. Ma è ancora lecito chiedersi quando la deontologia esiga che il cronista spieghi, in quelle venti o trenta battute di un titolo o di un occhiello, il fatto in sé e magari, per completezza di informazione, aggiunga nel pezzo che il presunto – vale sempre per i colletti bianchi italiani e quasi mai per la feccia immigrata – rapinatore ha i suoi natali dove i romani antichi dicevano che oltre una certa linea c'erano bestie feroci.

Oscurare il sito? Loro sostengono che "non farebbe altro che evidenziare la propria intrinseca debolezza e la deriva autoritaria del sistema falsamente democratico nel quale viviamo" e che "ovviamente, non ci farebbe desistere nella nostra opera di informazione". Questione di interpretazione e di valori. A ognuno l'informazione che si merita.

Eugenio Balsamo
 

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