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Ucraina. Tassa sugli emigrati clandestini

Un decreto chiede agli ucraini all’estero di dichiarare i redditi e pagare una quota mensile di 200 gryvni più i contributi per la pensione

Roma – 2 luglio 2009 – Gli emigrati ucraini che non pagano le tasse all’estero – siano essi colf o badanti, braccianti, manovali, o altro – devono pagarle alla loro patria. Perché lo scorso 5 marzo il governo ucraino ha varato un decreto che equipara i suoi lavoratori che vivono in altri paesi agli imprenditori privati che esercitano in Ucraina. Se, dunque, non vogliono pagare l’imposta del 15% sul reddito e ricevere multe per i guadagni non dichiarati – dice il decreto -, sono tenuti a pagare circa 20 euro (200 gryvni) ogni mese, oltre a versare una quota al fondo pensionistico statale di almeno 50 euro, per guadagnarsi il diritto alla pensione sociale.

E se si vuole avere una pensione più alta, più alti dovranno essere anche i contributi. Ci sono diversi scaglioni, fino a un massimo di circa 350 euro al mese. A questo punto, fare la denuncia dei redditi in Ucraina diventa obbligatorio anche per gli emigrati. In caso contrario si incorre nelle sanzioni, perché sul territorio nazionale dalle tasche non dovrà uscire più denaro di quello dichiarato. D’altro canto, i guadagni in nero ottenuti in Italia, dovrebbero essere così “legalizzati” in Ucraina.

Il decreto – con le sue lacune e aspetti poco chiari – ha scatenato le ire dei cittadini ucraini che vivono all’estero. In seguito alle proteste è stato varato un secondo decreto, in cui viene chiarito che la contribuzione è volontaria e che in ogni caso le tasse in questione riguardano solo i clandestini e non coloro che hanno un lavoro in regola nel paese di accoglienza e i cui redditi, dunque, sono già tassati.

Tanti ucraini un giorno vorranno tornare in patria e c’è chi pensa che questo nuovo decreto rappresenti una buona possibilità per loro, perché possano avere una pensione. Attualmente in Ucraina si sta preparando la fondazione di un ‘consiglio degli emigrati’, che permetta un dialogo vero sulla questione e rappresenti al meglio gli interessi dei cittadini ucraini che vivono e lavorano all’estero. Molti sperano che questo comitato riesca a far perfezionare i decreti sulle nuove regole contributive.

Nel frattempo, per ogni tipo di informazione, oltre che per aprire il fascicolo e regolarizzare la propria posizione, sono stati istituiti due call center. Il primo, del Ministero del lavoro, risponde al numero (00380) 88005003920, fino al venerdì, dalle 9 alle 18. Il secondo, dell’istituto per le pensioni ha il numero di telefono (00380) 88005037530 ed è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 14. Una volta iniziata la pratica telefonicamente, i moduli da compilare saranno inviati via posta all’indirizzo estero del cittadino ucraino.

Al di là di ogni considerazione qualitativa in merito all’iniziativa del Governo ucraino, salta all’occhio come questo nuovo sistema permetterebbe a Kiev di controllare gran parte dei suoi migranti, conoscere le loro coordinate e il loro stato all’estero. Pensione a parte, resta poi qualche dubbio sugli effettivi benefici degli emigrati ucraini che decidano di rispondere alla nuova normativa. Oltre che un’ombra di ambiguità nel dichiarare in Ucraina soldi percepiti in nero altrove e su questi pagare le tasse in casa.

Antonia Ilinova

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